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Storia di Simon il Gatto, "eroe" della Guerra Fredda

Fu un eroe

La storia di Simon il Gatto, che morì nel 1949, durante la Guerra Fredda, dopo aver salvato l’equipaggio della nave Amethyst dall’invasione di ratti nella battaglia contro Mao.

Il micio

Eroe di guerra

Spesso si sentono storie di animali “da compagnia” che salvano la vita agli umani e questo è certamente potuto accadere anche nella storia. Per esempio un gatto bianco e nero di nome Simon, introdotto “clandestinamente” da un giovanissimo marinaio, il 17enne George Hickinbottom, a bordo della sua nave, la Fregata britannica Amethyst, salvò l’equipaggio facendo ciò che un gatto “sa fare meglio”, ovvero cacciare topi. Era il 1949, il periodo della Guerra Fredda, e la nave era stata attaccata dai comunisti cinesi di Mao Tse-tung – che si contendevano il loro Paese con i nazionalisti di Chiang Kai- shek, i quali furono poi sconfitti e decisero di stabilirsi sull’Isola di Taiwan -. Per secoli i marinai avevano tenuto di buon grado dei gatti sulle loro navi, proprio perchè questi piccolini felini davano la caccia ai topi, ma nel caso dell’Amethyst, inizialmente il suo capitano Ian Griffths non era molto per la quale e così Simon, che era nato circa nel 1948 a Stonecutters, un isola di Hong Kong, venne introdotto di nascosto.

Fu "arruolato" su una nave britannica

Sulla nave britannica Amethys

Tuttavia con la sua simpatia, affettuosità e naturalmente le sue capacità venatorie, il gatto vinse completamente le riserve dei soldati e ne divenne la mascotte. La sua “consacrazione” avvenne poi con la nomina del nuovo capitano dell’Amethyst, Bernard Skinner.

Si è fatto benvolere da tutti

Affetto dai "commilitoni"

I fatti

Il micio-soldato

Nel 1949 la nave militare con a bordo Simon salpò da Hong Kong per arrivare nei pressi della città di Nanchino, all’epoca ancora capitale della Cina, dove erano in corso feroci combattimenti tra i comunisti e nazionalisti cinesi. L’Amethyst approdò tra il 20 e il 21 aprile e venne bombardata dagli uomini di Mao nell’incidente passato alla storia come quello “del fiume Azzurro” (Yangtze), dove avvenne. Morirono diversi marinai britannici e il capitano Skinner, e moltissimi rimasero feriti: tra loro c’era il povero Simon, che era in condizioni molto gravi e si pensava che non ce l’avrebbe fatta. Skinner, vista la situazione di pericolo, aveva pensato di tenere l’amico a quattro zampe nella sua cabina per motivi di sicurezza, ma la scelta si rivelò sbagliata sia per lui che per il gatto.

In seguito, però, grazie a competenti ed amorevoli cure, Simon si riprese. Sull’Amethys venne chiamato un nuovo capitano, John Kerans, che cercò a quel punto di trattare con i cinesi, ma questi pretendevano che gli uomini della nave affermassero di aver attaccato per primi per evitare un’incidente diplomatico con la Gran Bretagna, invece non fu affatto così. Per vendetta i nemici bloccarono l’imbarcazione sul fiume con le scorte di cibo che stavano finendo e nessuna di carburante. Qui entrò davvero “in azione” Simon, benchè non si fosse ancora completamente ristabilito: cominciò con il tenere lontani i ratti dall’infermeria dove si trovavano i “commilitoni” feriti – che rischiavano di essere attaccati dai roditori – e tranquillizzando quest’ultimi con la sua sola presenza – a riferirlo fu lo stesso medico di bordo -. In seguito Simon fece lo stesso nella cambusa, portando poi quotidianamente i propri personali “trofei di guerra” al capitano Kerans nella sua cabina. Benchè l’uomo non gradisse particolarmente i “regali” del micio, li apprezzava per ciò che significavano per i suoi uomini. Man mano che le scorte di cibo diminuivano ulteriormente, i ratti si facevano ancora più aggressivi, arrivando ad assaltare in branco la cambusa, “comandati” da un roditore più grosso, chiamato Mao Tse-tung dall’equipaggio. Simon riuscì ad ucciderlo, addentandolo al collo, e ad uccidere anche altri ratti, mentre quelli sopravvissuti si dispersero, non rappresentando più un pericolo. Alla fine del mese di luglio del ’49 l’incubo dell’Amethys volse al termine e i marinai riuscirono a salvarsi – grazie ad una piccola fornitura di carburante finalmente ottenuta dai cinesi e al fatto di poter essere raggiunti da altre navi inglesi -. In seguito, durante la traversata per tornare in Gran Bretagna, il capitano Kerans scrisse una lettera a Maria Dickin, la fondatrice del People’s Dispensary for Sick Animals (PDSA), la principale associazione inglese per la cura e il ricovero degli animali malati, chiedendole di occuparsi di Simon. La signora Dickin aveva istituito – con il beneplacito del Re d’Inghilterra Giorgio VI, padre della futura Regina Elisabetta II – anche una medaglia al valore per gli animali che si erano distinti durante la guerra e i marinai della Amethyst, chiesero di tributarne una anche al loro amico a quattro zampe, tanto più che un gatto non era stato ancora mai premiato – al contrario di cani, cavalli e piccioni -. Sul riconoscimento a Simon venne diffuso un comunicato stampa, che fece diventare famoso il gatto a livello nazionale. Purtroppo, però, il micio non sopravvisse abbastanza per venire “decorato”: oltre alle ferite riportate durante il bombardamento e durante i combattimenti con i ratti, sembra che lo stress provocato dall’esplosione nella cabina del defunto capitano Skinner avesse reso fragile i suo cuore, che in più doveva affrontare un clima freddo e umido, mentre il gatto era abituato al caldo tropicale di Stonecutters, e nel suo organismo debilitato si sviluppò anche un’infezione virale. Simon spirò improvvisamente in una tenuta di proprietà del PDSA nella contea del Surrey – sud-est dell’Inghilterra – nella notte tra il 28 e il 29 novembre 1949: avrebbe dovuto essere premiato il 9 dicembre. Gli fu tributato un funerale militare, a cui parteciparono anche diverse autorità britanniche e fu seppellito in un cimitero dell’associazione che aveva tentato di salvarlo, situato a Ilford, nella contea dell’Essex, dove esiste ancora e si può visitare la sua tomba, contrassegnata con il numero 281. Di Simon, sul quale si trova materiale anche negli archivi del War Museum di Londra, si è occupato anche History Channel.

Morto per le ferite di guerra