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Strage Heysel: il ricordo delle vittime 32 anni dopo

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Strage Heysel: Juventus e Liverpool dovevano giocare la finale di Coppa Campioni ma quello che accadde prima nulla ha avuto a che vedere con lo sport

Strage Heysel, un triste ricordo per i tifosi della Juventus. Uno stadio, a Bruxelles, purtroppo diventato famoso per una vicenda molto dolorosa. Una giornata da cancellare non solo per loro ma per tutto il movimento calcistico. Eppure sarebbe dovuta essere una giornata di festa, in palio c’era la Coppa dei Campioni (poi diventata, qualche anno dopo, Champions League). Di fronte la formazione piemontese e il Liverpool, squadra inglese all’epoca molto titolata.

Era il 29 maggio 1985, una calda giornata sportiva si stava per trasformare in una serata da tragedia. La partita avrebbe dovuto disputarsi alle ore 20.15. Fin dal pomeriggio i tifosi delle due squadre stavano portandosi verso l’impianto di gioco. Gli italiani venivano posti nei settori M, N e O, dall’altra parte, esattamente di fronte, i supporters inglesi.

Altri tifosi juventini che avevano seguito in massa la squadra in Belgio per questa storica partita, venivano sistemati nel settore Z. Questi ultimi erano però separati da una semplice rete metallica dai tifosi inglesi. Assieme a quelli del Liverpool si trovavano pure i “cacciatori di teste” del Chelsea, famosi per la loro violenza.

Gli hooligans britannici cominciarono, un’ora prima del fischio d’avvio, a caricare cercando di entrare nel settore Z. Gli italiani indietreggiarono, furono manganellati dalla Polizia Locale che non permetteva loro di arrivare sul prato verde del campo per evitare la ressa e si videro costretti ad arretrare. Il muro a quel punto cedette.

Molti perirono nel crollo, altri schiacciati da chi cercava una via di fuga. Alla fine 39 tifosi di cui 32 italiani rimasero uccisi, ben 600 le persone invece rimaste ferite. Una immane tragedia! I capitani delle due squadre provarono, grazie a vari messaggi mandati dal centro del campo, a frenare la carica degli inglesi invitando un po’ tutti alla calma senza però esser ascoltati.

Impossibile dimenticare una strage del genere, una situazione che mai nessuno si poteva minimamente aspettare. Doveva essere una semplice partita di calcio, si è trasformata in una serata da tregenda, indimenticabile, purtroppo, dal lato però sbagliato.

A 32 anni di distanza quella tragedia non è stata dimentica e mai dovrà esserlo. 32 italiani non tornarono più indietro in quella che doveva essere solo una giornata di festa e di sport. Eppure, talvolta, si sono sentiti anche cori non propriamente amichevoli sui campi delle altre società italiane, una brutta figura che purtroppo è stata esercitata troppe volte contro quelle persone.

E alla fine la domanda, retorica, che spesso viene fatto è: si doveva o no giocare quella partita? Le risposte sono varie. Esiste un partito del si ma anche uno del no. Uno degli artefici di quella galoppata juventina sino a Bruxelles è stato Massimo Briaschi, ruolo attaccante. Ebbene lui ha sempre sostenuto che sia stato giusto disputarla. A suo dire il rischio infatti sarebbe stato quello di avere un numero molto maggiore di morti.

Per la cronaca la Juventus si impose per 1 a o sul Liverpool e vinse la Coppa dei Campioni. Ma per una volta, per fortuna, la partita passò in secondo piano e anche i festeggiamenti non furono come avrebbero meritato essere se non ci fosse stata quella carneficina.