> > Studio USA, dal 1990 persi 670 mila posti di lavoro a causa dei robot

Studio USA, dal 1990 persi 670 mila posti di lavoro a causa dei robot

robot manifatturiero

L'impiego di robot nel settore manifatturiero avrebbe provocato la perdita di 670 mila posti di lavoro. A sostenerlo una ricerca USA. C’è chi sostiene che i robot toglieranno posti di lavoro agli esseri umani, contribuendo ad ampliare la crisi economica mondiale e, soprattutto, inasprendo i cont...

L’impiego di robot nel settore manifatturiero avrebbe provocato la perdita di 670 mila posti di lavoro. A sostenerlo una ricerca USA.

C’è chi sostiene che i robot toglieranno posti di lavoro agli esseri umani, contribuendo ad ampliare la crisi economica mondiale e, soprattutto, inasprendo i contrasti fra classi sociali. Per contro, c’è chi ritiene che l’intelligenza artificiale sia un’evoluzione naturale – e inevitabile – della nostra tecnologia e che impareremo a convivere con i robot in totale armonia.

Dagli Stati Uniti, però, è arrivata la notizia di uno studio che darebbe ragione a chi i robot li teme: questi ultimi, infatti, stando ai risultati di questa ricerca, starebbero già oggi rubando posti di lavoro agli uomini. A sostenerlo è una pubblicazione del National Bureau of Economic Research del Mit di Boston, in base alla quale, dal 1990 ad oggi, l’avvento dei robot avrebbe contribuito a ridurre il tasso di occupazione e il valore medio dei salari.

Lo studio americano sui robot

Lo studio americano, condotto, in particolare, da Daron Acemoglu e Pascual Restrepo, è partito dall’analisi dei dati storici per creare modelli di previsione per il futuro, e i numeri che risultano non possono che definirsi preoccupanti. Secondo i due ricercatori, infatti, con una diffusione di un robot ogni mille lavoratori si possono perdere sei posti di lavoro, con un contestuale calo dei salari dello 0,75%.

Dal ’90 in poi, il numero di posti di lavoro persi ammonterebbe ad un totale di 670 mila, calcolato tenendo conto di tutti gli altri fattori economici (dal boom dei Paesi emergenti, ai generali effetti macro economici nazionali, alla delocalizzazione della produzione). In un’intervista al New York Times, Acemoglu e Restrepo hanno raccontato di essersi sentiti “sorpresi di vedere che alla perdita di lavoro nel settore manifatturiero ha corrisposto in realtà un aumento molto piccolo in altri tipi di lavoro”. “Questo”, hanno spiegato, “potrebbe avvenire in futuro, ma per il momento ci sono molte persone che non lavorano, soprattutto colletti blu, cioè uomini senza una laurea. Se hai lavorato a Detroit per 10 anni non hai la capacità di impiegarti nel settore salute e il mercato non sta creando da solo dei nuovi lavori per questi lavoratori che fanno le spese del cambiamento”.