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Stupro di Rimini, in arrivo gli investigatori polacchi: "Serve la pena di morte"

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Il viceministro polacco della giustizia Patryk Jak chiede la pena di morte contro i colpevoli, non ancora arrestati, dello stupro di Rimini. Nel frattempo, le vittime vivono il dramma con vergogna e vogliono restare anonime

Violenta reazione dalla Polonia

Un nuovo capitolo si aggiunge ed infiamma il caso del recente stupro di Rimini. Ad intervenire sono le autorità polacche, che fanno una dichiarazioni estreme e decise. In particolare risalta quella di Patryk Jak, viceministro della Giustizia. Jak ha affermato su Twitter che “Per le bestie di Rimini dovrebbe esserci la pena di morte, anche se per questo caso vorrei ripristinare la tortura”. Non si ferma qui il viceministro, e sul quotidiano conservatore Rzeczpospolita ha dichiarato: “Non lasceremo questa cosa agli italiani. Vogliamo portare in Polonia questi criminali e sbatterli nelle nostre prigioni”. Tra oggi e domani giungeranno sul luogo gli investigatori polacchi, inviati dal ministro della Giustizia Zibniew Ziobro, che ha aperto un’indagine sullo stupro di Rimini.

La pena di morte è la giusta condanna per lo stupro?

Questa dichiarazione estrema è molto difficile da giustificare, per quanto comprensibile. È sicuramente innescata non casualmente. Tutti noi abbiamo avuto o abbiamo pensieri analoghi quando si parla di stupri, magari specialmente sui minori, o di omicidi. E qui si tratta proprio di uno stupro. È una dichiarazione che, presa di pancia e con emozione, ottiene molti consensi. A mente fredda, però, questa frase risulta fuori luogo. Innanzitutto uccidere è, in generale, sbagliato, e poi, in questo caso, sarebbe quasi una liberazione per il colpevole. Per lo stupro serve una pena severa, il cui peso gravi per tutta la vita.

Le indagini vanno avanti

In Italia questo fatto solleva per l’ennesima volta il problema dell’immigrazione e del suo scarso controllo. Si sta ancora indagando per arrestare i colpevoli, probabilmente magrebini, e si considerano tutte le piste con molta fiducia. Secondo i nuovi sviluppi, il branco di delinquenti in questione aveva già aggredito una coppia di Varese a Miramare, lo scorso 12 agosto. A far pensare ciò sono le dinamiche descritte dalle vittime, molto simili a quelle dello stupro di Rimini. Per fortuna, in questo caso, le conseguenze sono stato nettamente più lievi.

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Le vittime dello stupro vogliono restare anonime

Nel frattempo lo stupro di Rimini ha fatto scalpore anche in Polonia. In Emilia-Romagna sono già arrivati televisioni e quotidiani polacchi che seguono la vicenda. Tuttavia le due vittime vogliono restare nell’anonimato. Sono state incontrate dal vicesindaco Gloria Lisi, ed hanno espressamente chiesto di non fare eventi pubblici e di non voler essere riconosciuti in patria. I due giovani vivono questo dramma come una vergogna. Nello stesso tempo sono assai soddisfatti dei servizi che stanno ricevendo all’ospedale Infermi di Rimini. Sono stati accolti e curati con grande competenza, professionalità ed umanità, e vogliono tornare farsi rivisitare qua nei prossimi mesi. Questa è una cosa di cui Rimini e anche noi dobbiamo essere orgogliosi.