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Stupro di Firenze, scoperta identità carabinieri

Stupro di Firenze

Presunto stupro, ecco chi sono i due carabinieri sotto accusa, Marco Camuffo e Pietro Costa sono i due militari indagati e sospesi dall'Arma.

Importantissime novità per quanto riguarda le indagini sullo stupro avvenuto a Firenze. A quanto pare, dopo giorni di silenzio forzato, sarebbero stati resi noti i nomi dei due carabinieri sospettati di aver abusato delle due ragazze americane. Le indagini sono ancora in corso e le tutele del caso per tutti i protagonisti è d’obbligo, però era solo questione di ore.

Non era credibile, infatti, che i due nomi non saltassero ancora fuori. La vicenda risale all’inizio di settembre, e ha subito dato il via ad un clamore impossibile da sedare. I dettagli del racconto delle due studentesse, riportato da giorni da tutti gli organi di stampa, ha fatto vibrare gli animi di molti cittadini.

Le due ragazze, che si trovano in Italia dalla fine del mese di agosto, hanno 19 e 21 anni e provengono da due stati sulla costa atlantica. Hanno raccontato di essere uscite da una nota discoteca fiorentina, e di aver accettato un passaggio da due carabinieri. La coppia di agenti, le avrebbe portate davanti al portone della casa presa in affitto.

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Poi tutto si tinge di tinte fosche: a quanto denunciato dalle giovani, avrebbero subito una violenza appena entrare nell’androne di casa. Ci sono, infatti, più di venti minuti di buio nel corso dei quali l’auto, ripresa da una telecamera che ne avrebbe confermato la presenza nella stessa strada in cui alloggiano le ragazze, è rimasta lì parcheggiata.

Lo stupro si sarebbe consumato tra l’androne del palazzo e l’ascensore si sarebbe. Disperate e sotto shock, come ha racconta più volte chi ha avuto modo di vederle, hanno spiegato di non aver urlato “perchè erano armati”, e di non aver chiesto aiuto, di non aver gridato per la paura.

Chi sono i due carabinieri

Solo nelle ultime ore sono stati resi noti i nomi dei due carabinieri. Si tratta dell’appuntato scelto Marco Camuffo, di Prato, cinquant’anni, il più alto in grado, capo pattuglia della gazzella su cui sono salite le ragazze. A quanto pare starebbe cominciando a metabolizzare la portata del suo errore e ciò che ne verrà.

Separato e con tre figli, due femmine e un maschio, Camuffo è stato per anni in servizio nella stazione di Vaiano, nel Pratese, dove, a detta di diversi testimoni, si è sempre mosso con professionalità. Se dovesse essere confermata l’accusa, oltre a un’indagine in corso, alla sospensione dal servizio, il clamore mediatico giunge in un momento non proprio facile della sua vita privata.

L’altro carabiniere si chiama Pietro Costa, 32 anni, nato a Palermo. La sensazione è che il colloquio con i magistrati sia slittato per un contrattempo: il suo legale avrebbe infatti già preso contatti con la procura che comunque, se non arrivasse spontaneamente, gli invierebbe un invito a comparire. Con la comparsa del secondo militare, l’indagine condotta dalla squadra mobile con la collaborazione degli stessi carabinieri, sembra aver scollinato. Il crescendo di riscontri alle parole riferite dalle ragazze, culminato nella versione fornita dall’appuntato, rende quasi superflue le prove genetiche, per i cui risultati servono comunque tempi sicuramente più lunghi.

Dal punto di vista disciplinare, la condanna è pressoché scritta: sono stati «precauzionalmente» rimossi dall’impiego. Il procuratore capo Giuseppe Creazzo ha chiarito che in questa vicenda «l’Arma è parte lesa» e, sempre ieri, il portavoce del Comando generale ha annunciato l’intenzione del Corpo di costituirsi parte civile in caso di processo, ricalcando le parole del sindaco di Firenze, Dario Nardella.

Proseguono le indagini, con l’intento di comprendere quanto prima le reali dinamiche che avrebbero coinvolto i due carabinieri. Non resta altro che aspettare l’esito finale per avere un’idea precisa di quanto accaduto con le due ragazze americane.