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Tiziana Cantone: uomo la insultò su Facebook ma non viene punito dal social

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Tiziana Cantone, la giovane napoletana di 31 anni suicidatasi a Mugnano il 13 settembre 2016 in seguito alla diffusione sui social di sei video hard che la vedevano come “protagonista”, dopo essersi impiccata venne pesantemente insultata su Facebook da un uomo, un musicista di Giffoni Valle Pian...

Tiziana Cantone, la giovane napoletana di 31 anni suicidatasi a Mugnano il 13 settembre 2016 in seguito alla diffusione sui social di sei video hard che la vedevano come “protagonista”, dopo essersi impiccata venne pesantemente insultata su Facebook da un uomo, un musicista di Giffoni Valle Piana (Salerno) di nome Antonio Leaf Foglia, che venne querelato per diffamazione dalla madre della ragazza, Maria Teresa Giglio, la quale sta cercando di ottenere giustizia per la figlia. Nel dicembre scorso la donna, tramite la Polizia Postale Italiana contattata dai suoi avvocati, aveva chiesto al social di Mark Zuckerberg di farle pervenire l’indirizzo identificativo dell’utente che aveva scritto quel post – “Quelle come te devono fare la tua fine” -, post in seguito rilanciato dalla giornalista, blogger e personaggio televisivo Selvaggia Lucarelli per stigmatizzarlo; ma la risposta di Facebook è stata negativa, poiché “nessuno, negli Usa – dove questo ha sede – è perseguibile per l’esercizio della libertà di parola”, è stato comunicato dal popolarissimo social, che non tiene in minima considerazione quanto patito da Tiziana dopo la diffusione di quei video, tanto che la ragazza decise di lasciare Napoli con la madre – abbandonata dal marito quando la figlia era ancora molto piccola – e di trasferirsi a Mugnano. Inoltre la richiesta di archiviazione dell’inchiesta a carico dell’uomo sottolinea che la pagina Facebook, dopo lo scandalo, era stata chiusa”, per cui non era più possibile risalire a lui che aveva scritto il post ingiurioso nei confronti di Tiziana.

Ciò ha portato alla decisione del pubblico ministero della Procura di Salerno, Giovanni Paternoster, di archiviare il caso. Non sono stati nemmeno convocati per essere ascoltati, coloro che sul social avevano puntato il dito contro Leaf Foglia per il suo post, del tutto lesivo della memoria della ragazza che si è tolta la vita dopo tante umiliazioni, e non è stato nemmeno convocato il presidente dell’Orchestra Sinfonica di Salerno, dove l’accusato suonava come trombonista prima di essere licenziato a seguito della squallida vicenda. Il presidente del gruppo si era anche scusato per l’accaduto. Tuttavia gli avvocati Andrea Orefice e Giuseppe Marazzita, legali della madre di Tiziana, non si arrendono e hanno annunciato che presenteranno opposizione alla sentenza, proprio perché intendono sporgere querela per diffamazione contro il colpevole.

Intanto rischia il rinvio a giudizio ordinario Sergio Di Palo, ex fidanzato di Tiziana, sempre accusato dalla madre di lei di aver spinto la ragazza, psicologicamente fragile e depressa, a girare quei maledetti video porno con altrettanti uomini, per postarli poi insieme su un sito di scambisti da cui sarebbero stati poi diffusi. Nei confronti di Di Palo, la Procura di Napoli aveva chiesto il giudizio immediato, ma la richiesta era stata respinta. Il giovane è indagato per falso e simulazione di reato riguardo alla falsa denuncia di smarrimento del cellulare presentata dalla stessa Tiziana nell’aprile del 2015; calunnia nei confronti di cinque giovani che, insieme a Tiziana, lui aveva accusato un mese più tardi di essere responsabili della diffusione dei filmati, mentre in realtà non c’entrerebbero nulla; accesso abusivo a dati informatici per aver chiesto a un perito, senza il consenso della fidanzata, di accedere al suo cloud e di eliminare alcune chat che avrebbero scagionato i cinque che con la giovane aveva denunciato.