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Tragedia Superga, Buffon condanna insulti a vittime

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Sulla Tragedia Superga è intervenuto il portiere Gianluigi Buffon che ha stigmatizzato i commenti beceri apparsi sui muri attorno alla Basilica sopra Torino

La Tragedia Superga si verificò nella giornata del 4 maggio 1959. Un aereo Fiat G212, con a bordo i giocatori del Grande Torino e alcuni giornalisti al suo seguito, di ritorno da una trasferta, si schiantò contro un muraglione della Basilica di Superga, sopra la città piemontese.

Complessivamente si contarono 31 vittime. Un ricordo ancora oggi nella memoria di tutti con la FIFA, il maggior ente calcistico mondiale, che, nel 2015, decise di proclamare il 4 maggio quale “giornata mondiale del giuoco del calcio”.

Purtroppo non sempre i caduti vengono rispettati. E’ accaduto infatti che i muri presso Superga siano stati sporcati con vari insulti proprio in questo 68esimo anniversario dal disastro. E’ intervenuto allora Gianluigi Buffon, portiere della Juventus e della Nazionale, che ha tenuto a precisare come: “sia più morto dei morti” colui o coloro che hanno profanato quel luogo.

Il numero uno della Vecchia Signora ha quindi voluto ricordare i “cugini” granata aggiungendo: “Onore a voi, campioni del Grande Torino, in eterno e siano perdonati coloro che si macchiano di atti inqualificabili, come deridervi o mancarvi di rispetto”.

Non è mancato neppure un pensiero dello stesso portiere azzurro per i caduti della tragedia avvenuta all’Heysel (era il 29 maggio 1985 e, all’interno dello stadio che si trovava a Bruxelles in Belgio, vi morirono 39 persone di cui 32 ialiane prima della finale dell’allora Coppa dei Campioni tra la Juventus e il Liverpool).

“Mi prova tanto ribrezzo e tanta rabbia sentire torturare ancora oggi i nostri angeli dell’Heysel” ha commentato Buffon. Inoltre ha ricordato ai propri tifosi, alla vigilia di un sentitissimo derby della Mole, di: “non macchiarsi delle stesse colpe. Voglio essere realmente orgogliosi di voi, ricordando lo stile juventus che ci caratterizza. Non è concepibile profanare e violare la sensibilità di chi ha sofferto e ancora soffre. Non insudiciamo gli affetti, i sentimenti e i ricordi. Un abbraccio a chi crede ancora che, soprattutto nello sport ma non solo, occorra essere uomini di buona volontà”.