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Tre giochi vintage per smartphone

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Tre evergreen del mondo del videogioco disponibili per i nostri smartphone, per gli amanti del vintage. Lo chiamano retrogaming: il gusto vintage per i videogiochi si è diffuso in maniera virale lungo le volute e le spire, spesso più tortuose che sinuose, di Internet, scivolando lungo i crinali d...

Tre evergreen del mondo del videogioco disponibili per i nostri smartphone, per gli amanti del vintage.

Lo chiamano retrogaming: il gusto vintage per i videogiochi si è diffuso in maniera virale lungo le volute e le spire, spesso più tortuose che sinuose, di Internet, scivolando lungo i crinali di Facebook e Twitter – utilizzati come formidabili casse di risonanza – e sfidando le più elementari leggi di marketing. Neanche la fame di novità può nulla contro la nostalgia dei vecchi gamer che furono, ai loro tempi, protagonisti della cosiddetta alfabetizzazione digitale: correvano gli anni ottanta, e il solo fatto di possedere un computer o una consolle era assimilabile a un miracolo della scienza e della tecnologia; i videogiochi che abitavano i primi, limitatissimi dispositivi (cosa ce faremmo, oggi, di una RAM da 64 KB? Ebbene, all’epoca era il quantitativo di uno dei personal computer più diffusi) erano dei piccoli capolavori di economia, sintesi e inventiva. Erano, soprattutto, originali, innovativi, anticipatori di mode e tendenze, e dimostravano come il mondo dei videogiochi fosse un ambito dell’industria audiovisiva completamente diverso dai precedenti, e tutto da esplorare.
Nelle righe che seguiranno, abbiamo isolato tre autentici classici del retrogaming che, dopo aver vissuto una seconda giovinezza su ambienti PC o Mac, ne stanno vivendo un inaspettato ulteriore prolungamento sui dispositivi mobili. Come se smartphone, iPhone e affini rappresentassero, per questi programmi elementari e ormai completamente freeware una sorta di Cocoon. Abbiamo escluso di proposito gli “imprescindibili” come Pac-Man, Space Invaders, Asteroids o Tetris, che riteniamo ormai parte di un bagaglio culturale più ampio. Prenderli in considerazione, ci si perdoni la blasfemia, sarebbe stato come mettere la Bibbia in una classifica dei classici della letteratura da recuperare.

Arkanoid. Uno dei coin-op più amati, prodotto dalla giapponese Taito. Come per molti giochi dell’epoca, non c’è un main character: il giocatore interpreta una piattaforma che si muove in orizzontale alla base dello schermo tentando di intercettare una pallina che cade verso di lei, allo scopo duplice di impedirne la caduta oltre la piattaforma stessa e al tempo stesso di demolire i mattoncini colorati che si trovano sulla parte superiore dello schermo. La varietà di bonus disponibili ne fa un titolo dalla giocabilità pressoché infinita.
Street Fighter. Non l’antesignano, come molti credono, del genere beat’em up, ma comunque una pietra miliare assoluta del vintage gaming. Il torneo di combattimento all’ultimo sangue tra lottatori di tutto il mondo, ciascuno in possesso delle proprie peculiari abilità, non ha ancora smesso di affascinare, né di generare pallide imitazioni. In realtà, nessuno ha mai eguagliato l’antipatia del protagonista Ryu, le mosse letali del sottovalutato Dhalsim e l’ingannevole ferocia di Blanka, nettamente l’avversario più addomesticabile.
Sonic. Pietra miliare assoluta della storia dei videogiochi, forse l’inizio dell’età dell’oro delle consolle – che dura tuttora – e il lancio in grande stile del colosso Sony nell’agone del gaming. Al tempo stesso fonte di intrattenimento inesauribile e brand inconfondibile, ha messo in crisi l’egemonia “iconica” di Super Mario Bros, e scusate se è poco.