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Trump Russiagate, emesso mandato per la consegna dei documenti della campagna elettorale

Trump Russiagate

Trump Russiagate, il procuratore speciale, Robert Mueller, ha emesso un mandato per la consegna di documenti legati alla Russia.

Trump Russiagate, il procuratore speciale, Robert Mueller, ha emesso un mandato per la consegna, da parte della campagna di Donald Trump, di documenti legati alla Russia. A riferire questa notizia è stata la Cnn, che ha citato fonti informali. Inoltre, le stesse fonti hanno anche sottolineato che ci potrebbero volere anche diversi mesi prima che la richiesta di Mueller riceva una risposta esaustiva. Questo a causa dell’ingente quantità dei documenti da analizzare.

Trump Russiagate

Il procuratore speciale, Robert Mueller, incaricato di occuparsi della delicata inchiesta sul cosiddetto Russiagate, ha emesso un mandato per la consegna, da parte della campagna di Donald Trump, di tutti i documenti legati in qualche modo alla Russia. A riferire tale notizia è stata la Cnn, che ha citato anche alcune fonti informali. Le stesse fonti però poi hanno sottolineato che potrebbero volerci diversi mesi prima che la richiesta di Mueller riesca ad ottenere una risposta esaustiva. Questo soprattutto a causa dell’ingente quantità di documenti da analizzare. Nel frattempo, però, la campagna di Trump sta provvedendo a fornire tutto ciò che è stato richiesto.

Lo scorso fine ottobre, Paul Manafort, l’ex capo della campagna elettorale di Donald Trump (fino all’agosto del 2016, quando venne sostituito da Steve Bonnon), si è consegnato all’Fbi. La decisione è stata presa per evitare l’umiliazione delle manette e probabilmente anche per iniziare a trattare uno sconto della pena in cambio di qualche importante rivelazione.

Le accuse

I capi di imputazione rivolti contro Paul Manafort (che hanno colpito anche il suo braccio destro, Rick Gates, anche lui ex consigliere del Presidente Trump) sono in tutto dodici. Tra questi ce ne sono tre decisamente pesanti, che gli potrebbero costare anche decine di anni da passare in carcere. Ovvero la cospirazione contro gli Stati Uniti, riciclaggio di denaro e infine evasione fiscale. Donald Trump ha subito reagito via Twitter, sostenendo che tutte le accuse vanno riferite ad anni lontani. Cioè a quando Manafort e Gates non lavoravano per lui e la sua campagna elettorale era ancora lontana.

Mentre Trump sta provando a difendersi sul social network, George Papadopoulos, un altro collaboratore della sua campagna elettorale, si dichiarava colpevole in quanto aveva reso delle false testimonianze agli agenti dell’Fbi, sempre per quanto riguarda le indagini sulle interferenze della Russia di Putin sulle elezioni di Trump alla Casa Bianca. Per il momento comunque il procuratore speciale Mueller non ha alcuna fretta in quanto il Russiagate, come già accennato in precedenza, può durare ancora per molti mesi e non è nemmeno detto che l’indagine vada a colpire direttamente Trump, il quale non è ancora direttamente sotto accusa.

Quello che potrebbe però creare dei problemi a Trump è il numero di amici, consiglieri e anche parenti (figlio e genero) che in qualche modo sono coinvolti nell’inchiesta. Il carattere fumantino del Presidente di certo non lo aiuta, come anche l’attuale momento politico che per lui non è di certo dei migliori, con una popolarità arrivata ai minimi storici.