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UberEats: cosa è e come funziona

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Dopo aver rivoluzionato la mobilità le menti di Uber vogliono rivoluzionare anche il food delivery grazie alla nuova app UberEats, appena sbarcata a Milano. Messo in calendario dalla scorsa estate, lo sbarco in Italia della app UberEats si è fatto desiderare fino alla fine di ottobre ma alla fine...

Dopo aver rivoluzionato la mobilità le menti di Uber vogliono rivoluzionare anche il food delivery grazie alla nuova app UberEats, appena sbarcata a Milano.

Messo in calendario dalla scorsa estate, lo sbarco in Italia della app UberEats si è fatto desiderare fino alla fine di ottobre ma alla fine è avvenuto. Come spesso accade, è Milano, patria italiana delle startup più innovative, a fare da apripista, un po’ come è accaduto, poche settimane prima con la piattaforma tedesca di car sharing DriveNow. La città meneghina è così divenuta la cinquantaduesima località al mondo in cui il servizio è attivo, la sesta in Europa dopo Amsterdam, Londra, Parigi, Bruxelles e Stoccolma. Ma di cosa si occupa, nel dettaglio, UberEats? E in cosa differisce da un servizio già disponibile a tappeto sul territorio italiano come JustEat?
UberEats è un’azienda nata nel 2014 negli Stati Uniti, da un’idea di Garrett Camp – canadese, già artefice dei successi di una startup come StumbleUpon – e di Travis Kalanick – statunitense, già fondatore del sito di peer to peer Red Swoosh -, ovvero le due menti alla base del controverso servizio di taxi Uber. Proprio la discussa applicazione che sta promettendo – e in parte mantenendo – di rivoluzionare il concetto di mobilità è il “motore” da cui si muove UberEats. Infatti, questo peculiare servizio di food delivery si serve della stessa rete di autisti messa a disposizione di Uber: in pratica, il prestatore d’opera iscritto a Uber può proporsi, da oggi, nella duplice veste di tassista e di addetto alle consegne – ovviamente rapide, visto il tipo di materiale trattato – di cibo. La sinergia tra i due servizi è talmente palese che le due app sono collegate tra loro da un solido sistema di link, in modo tale che si possa comodamente “scivolare” dall’una all’altra con un semplice colpo di polpastrello sullo schermo del proprio smartphone.
L’utente UberEats – quello milanese almeno – può così scegliere, a oggi, tra un elenco di cento ristoranti convenzionati (ma il numero è ovviamente destinato a crescere), il tempo di consegna è stimato intorno ai trenta minuti. Non sono previsti sovrapprezzi per la consegna, né tantomeno limiti di spesa. Da qualche parte si legge di un limite di portate ordinabili, ma sul sito ufficiale del servizio non se ne fa menzione, e d’altronde questo cozzerebbe con l’assenza di limiti di spesa. Per accedere al servizio, è necessario scaricare l’apposita app – disponibile per tutti i maggiori sistemi operativi mobili – e iscriversi gratuitamente. Per chi invece volesse proporsi come driver, i termini contrattuali sono abbastanza simili a quelli di Uber: massima flessibilità per quanto riguarda gli orari, uso della propria auto e un “gettone” garantito per ciascuna consegna.