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Ubriaco alla guida travolge e uccide bulgaro e poi scappa: è caccia al pirata

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Ha investito e ucciso un ciclista in bicicletta lungo la via provinciale Savone a Mondragone, nel Casertano, poi ha tentato la fuga.

Un brutto caso di cronaca che questa volta va a colpire gli amanti della bicicletta. Un uomo, ubriaco mentre guidava, ha travolto e ucciso un cittadino bulgaro, e poi è scappato. Si è subito dato il via alla caccia al pirata, le forze dell’ordine non hanno perso tempo e si sono mosse per reperire il maggior numero di informazioni per catturare l’assassino.

Il ciclista si trovava a Mondragone, nel Casertano, l’uomo alla guida era ubriaco, e ha travolto e ucciso un l’uomo per poi fuggire. In meno di 24 ore però i carabinieri lo hanno trovato e arrestato per omicidio stradale: si tratta di un 44enne del posto,

L’uomo è stato rintracciato grazie a alcune testimonianze e ai video delle telecamere che hanno ripreso la via di fuga del furgone. Pare che si fosse messo alla guida del suo mezzo subito doo aver bevuto. La vittima, invece, è un uomo di nazionalità bulgara, Rusev Asea Simeonov, morto sul colpo e trasportato all’ospedale civile di Caserta per l’autopsia.

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Pare che il guidatore si sia giustificato davanti agli uomini dell’Arma dicendo di non aver visto arrivare il ciclista e di essersi accorto di averlo investito solo dopo l’urto.

In Italia i cilisti non sono al sicuro

Tra i ciclisi morti e feriti sono all’ordine del giorno tra chi pedala sulle nostre strade: nel 2015 l’Istat ha stimato che almeno 45 al giorno siano coinvolti in incidenti e i morti in sella a una bici sono stati 252, uno ogni 35 ore. La sicurezza dei ciclisti è un tema che fino a oggi la politica non è riuscita ad affrontare compiutamente, spesso con annunci cui non sono seguiti fatti concreti.

Qualche mese fa il sottosegretario ai Trasporti Riccardo Nencini, a margine della presentazione del Gran Premio della Liberazione, aveva ribadito la necessità e l’urgenza di una legge per tutelare i ciclisti: “Dobbiamo ancora stabilire qual è l’attaccapanni normativo, se il Codice della Strada che riprende il suo percorso a giorno al Senato oppure un decreto del Mit. Rimane l’urgenza dell’oggetto perché l’utenza debole di cui fanno parte i ciclisti, motociclisti e pedoni ha un numero di morti decisamente troppo alto. Il 50 per cento della mortalità stradale è fatta da utenza debole.”.

Il decreto salvaciclisti

Se questo provvedimento “salva ciclisti” assumerà la forma del decreto ci vorrà poco, altrimenti se andrà a modificare il Codice delle Strada si parla di mesi: l’unica cosa certa, purtroppo, è che in questo lasso di tempo chi pedala continuerà a essere esposto ai mille pericoli della strada e non avrà almeno uno strumento normativo atto a proteggerlo. Perché le strade italiane, con pochissime eccezioni, non sono affatto amiche della bicicletta e chi pedala per andare al lavoro, come i ciclisti urbani, continua a farlo a rischio e pericolo quotidiano schivando buche e attraversando incroci mal segnalati, pedalando in mezzo al traffico motorizzato o su piste ciclabili al limite della praticabilità.

Al Senato a fine marzo è stato presentato il disegno di legge n. 2658 “salvaiciclisti” con “modifiche all’articolo 148 del Codice della Strada in materia di tutela della sicurezza dei ciclisti” per introdurre l’obbligo di sorpasso ad almeno 1,5 metri di distanza laterale dal ciclista aggiungendo al testo l’articolo 3-bis: “È vietato il sorpasso di un velocipede a una distanza laterale minima inferiore a un metro e mezzo”. Un’iniziativa tardiva che, con la legislatura ormai agli sgoccioli, difficilmente approderà in aula.