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Uccise il figlio con metadone: morta Kelly Emery per overdose

Kelly Emery

La 34enne britannica Kelly Emery trovata cadavere poco dopo essere uscita dal carcere dove stava scontando una condanna per la morte del figlioletto ucciso con un dose di metadone destinato a lei.

È una tragica sorte quella toccata a Kelly Emery, una donna di 34 anni britannica, salita agli onori della cronaca per aver ucciso suo figlio con, presumibilmente, una dose di metadone che era destinato a lei. La donna, infatti, pensava che somministrando al bambino una dose, lo avrebbe tenuto tranquillo.

Nelle prime ore di oggi, Kelly Emery è stata ritrovata morta. L’ha uccisa, nemmeno a farlo apposta, una dose fatale, e il suo cuore ha smesso di battere a causa di una overdose. La sua è una triste storia, visto che come già detto nel luglio del 2013 la donna, tossicodipendente, avrebbe deciso di somministare una dose di metadone al suo bambino, 2 anni, per potersi poi drogare indisturbata.

A quanto pare Kelly Emery aveva necessità di stare tranquilla, e a quanto pare un bambino così piccolo non poteva garantirle il silenzio e la pace di cui sentiva il bisogno. È stata dunque questa folle necessità, quindi, a decretare la morte del piccolo. Una volta arrestata, però, la donna negò le accuse di omicidio e di abuso minorile, riconoscendosi però colpevole del reato di omicidio per palese negligenza dovuta al fatto di non aver impedito al suo bambino di entrare in contatto con il metadone. La donna, giudicata colpevole, fu condannata nel marzo del 2015 a sei anni di carcere, finiti di scontare proprio in questi giorni.

La triste e terribile storia di Kelly Emery, è stata a lungo dibattuta, oltre che nei tribunali, anche sui giornali. Secondo quanto scrisse all’epoca il Daily Mail, infatti, le indagini eseguite nell’abitazione della donna avrebbero, all’epoca dei fatti, portato alla luce che in due diversi biberon del suo bambino c’erano tracce di cocaina. Ma non basta, purtroppo, perchè la storia non finisce certo qui.

Kelly Emery

La storia di Kelly Emery

Oltre a questo, e non è certamente di poco conto, c’è da aggiungere ciò a cui portarono le indagini del procuratore generale, secondo il quale Kelly Emery, residente a Frankley, Worcestershire, avrebbe somministrato del metadone al suo bambino di due anni non solo il giorno in cui, nel luglio del 2013 il piccolo morì, ma anche in diverse altre occasioni precedenti al decesso del bambino. Per lei, quindi, si trattava di un’abitudine.

A quanto pare, infatti per la donna drogare il suo piccolo era la soluzione per farlo stare tranquillo, così che lei potesse agire indisturbata e drogarsi con tranquillità. Non aveva, quindi, nessuna cura del suo piccolo, tanto è vero che molto spesso lo lasciava nelle mani di sua suocera.

La donna, Lynn Wheeldon, 54enne, aveva in custodia il nipotino molto spesso, anche la tragica giornata in cui morì. A quanto pare, infatti, quella domenica il bambino era stato insieme a lei e poi, a fine mattinata, lo aveva ripreso la madre.

Terribili, a proposito di Kelly Emery, le dichiarazioni rilasciate da sua suocera Lynn che, come già detto, molto spesso si prendeva cura del piccolo: “Era un mostro, non era una madre: non verserò neanche una lacrima per lei.”. E, rispetto al giorno “Kelly era lì, e non piangeva. Non dimenticherò mai la sua espressione: non era quella di una madre alla quale è appena morto un figlio. Avrei solo voluto che fosse venuta da me per parlarmi dei suoi problemi, invece ha deciso che era meglio drogarsi. Non era una madre. Era un mostro.”.