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Valbona Berisha: combattente dell'Isis in Siria ricercata per terrorismo internazionale

Valbona Berisha: combattente dell'Isis in Siria ricercata per terrorismo internazionale

Casalinga, madre di tre figli e ora combattente dell’Isis in Siria. Da Lecco fino ad Aleppo. Questo il percorso di Valbona Berisha, una donna albanese nata a Durazzo nel 1982, che da ieri risulta ricercata con l’accusa di terrorismo internazionale, accusa nata  nell’ambito di un’inchiesta...

Casalinga, madre di tre figli e ora combattente dell’Isis in Siria. Da Lecco fino ad Aleppo.

Questo il percorso di Valbona Berisha, una donna albanese nata a Durazzo nel 1982, che da ieri risulta ricercata con l’accusa di terrorismo internazionale, accusa nata nell’ambito di un’inchiesta seguita dal Ros dei Carabinieri coordinati dalla procura di Milano. Così Il gip di Milano, Manuela Scudieri, ha emesso proprio ieri un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti della donna 34enne albanese, donna che è fuggita da Lecco nel dicembre 2014 con il figlioletto di sei anni, abbandonando sia il marito che due figlie di 11 e di 10 anni.

L’ultima volta che il team dei carabinieri Ros è riuscito a localizzarla, la donna si trovava a ad una distanza di 40 chilometri da Aleppo, da allora, nessuno ha mai più avuto notizie.

«La vicenda – specifica il procuratore di Milano, Alberto Nobili, nel corso di una conferenza stampa – riguarda una famiglia albanese che è in Italia dal 2000, a Barzago, in provincia Lecco». Una famiglia come tante nel contesto dell’immigrazione dai Balcani. Padre muratore, moglie casalinga, tre figli, tutti nati in Italia. E soprattutto nessun segnale di radicalismo islamico. Ma le cose cambiano improvvisamente negli ultimi anni, alimentando contrasti forse insanabili tra marito e moglie.

«Valbona Berisha – ha proseguito poi Nobili – comincia a imboccare una deriva verso l’indottrinamento islamico, che la porterà a desiderare, e poi ad attuare, il suo trasferimento in Siria per dare il suo contributo alla lotta dell’Isis. Dopo una vita laica questa donna comincerà a studiare il Corano, a pregare, ad avere contatti via web con imam radicali e a comunicare con alcuni foreign fighter».
Saranno proprio questi a procurare alla donna il biglietto aereo per partire da Orio al Serio ed arrivare in Turchia, volo con cui lascerà l’Italia il 17 dicembre 2014 insieme al figlio più piccolo. Ma Valeria aveva dietro un telefono cellulare con Gps, oggetto che ha favorito il Ros per poter rintracciare tutti i movimenti, almeno fino a un certo punto, punto in cui la donna era stata localizzata ad Al Babi, in una delle zone più calde della Siria. “L’input iniziale delle indagini è arrivato da una segnalazione del marito, che si è presentato ai carabinieri per denunciare la scomparsa della moglie e del figlio”. Finisce Alberto Nobili.

“L’input iniziale delle indagini è arrivato da una segnalazione del marito, che si è presentato ai carabinieri per denunciare la scomparsa della moglie e del figlio”. I carabinieri del Ros hanno così intercettato alcune comunicazioni, anche quelle fatte via Skype, tra la donna e suo marito. In una di queste il bambino racconta al padre che mamma «è vestita come un Ninja», dettaglio che rivela la divisa da combattimento della donna, divisa tipica dell’Isis.

Il bimbo vuole però tornare a casa e ricominciare la scuola. Ma ahimè dalle informazioni raccolte dai carabinieri risulta che la madre lo abbia invece fatto entrare a forza in un campo di addestramento, campo dove i terroristi dell’Isis insegnano il combattimento corpo a corpo e anche l’uso delle armi. A raccontare questo ed altri particolari è stata proprio una cara amica di Valbona Berisha.

Così, il Generale Giuseppe Governale, comandante generale del Ros, spiega: “Questa vicenda fornisce un ulteriore spaccato di quella che può essere la degenerazione di una famiglia inserita in Italia, con la mamma protagonista di un processo rapido di radicalizzazione. Questa vicenda fornisce un ulteriore spaccato di quella che può essere la degenerazione di una famiglia inserita in Italia, con la mamma protagonista di un processo rapido di radicalizzazione. La donna parte per la Siria anche per incontrare una persona che ha conosciuto su internet con la quale si deve sposare. E lo fa abbandonando in Italia il marito e altri due figli”.

Nel computer che era della donna, pc sequestrato dai carabinieri, sono stati anche trovati tanti filmati di proselitismo degli imam di Pristina e di Skopje.
Il marito della donna ha tentato senza successo di raggiungerla la Siria per almeno due volte con l’obiettivo di riprendersi il bambino. La prima volta fu respinto alla frontiera. La seconda volta invece è caduto proprio nella trappola di un gruppo di banditi che gli hanno chiesto addirittura 250mila euro per rivedere il piccolo.