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Virus Zika, pericolo anche in Italia per la zanzara tigre

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Il virus Zika (ZIKV) venne isolato per la prima volta in Uganda nel 1947, nella foresta Zika. La febbre che ne deriva si contrae principalmente tramite punture di zanzare, anche se è possibile la trasmissione attraverso emoderivati o per via sessuale, ma quello che spaventa maggiormente è il cont...

Il virus Zika (ZIKV) venne isolato per la prima volta in Uganda nel 1947, nella foresta Zika. La febbre che ne deriva si contrae principalmente tramite punture di zanzare, anche se è possibile la trasmissione attraverso emoderivati o per via sessuale, ma quello che spaventa maggiormente è il contagio materno-fetale, ossia in gravidanza, poiché è stato trovato il virus stesso nella placenta e nel liquido amniotico di malate incinte, con conseguenti effetti nefasti sugli embrioni, nei quali si assiste a evidenti e irreparabili danni sullo sviluppo soprattutto a livello cerebrale. L’allarme è scattato a dicembre, quando dei medici della zona nordorientale del Brasile hanno registrato un notevole incremento di casi di neonati affetti da microcefalia, a seguito del quale le autorità hanno intimato alle donne di evitare gravidanze per almeno i prossimi due anni.

Data la gravità della situazione, gli esperti dell’OMS, riunitisi a Ginevra nei giorni scorsi, hanno affermato la necessità di uno sforzo internazionale contro il virus, anche se per ora non sembra serva una restrizione degli spostamenti fra continenti, visto anche che, come afferma Heymann, la correlazione tra microcefalia neonatale e il contagio è solo una supposizione. Le autorità brasiliane, invece, hanno intimato alle donne in gravidanza di evitare viaggi in terra latino americana, anche se sono molto positivi sul buon esito, malgrado questo contrattempo, delle Olimpiadi di quest’anno.

Dal 1947, il virus si sarebbe diffuso negli anni Settanta in Pakistan, Malaysia e Indonesia, nel 2007 in Micronesia, nel 2013 nell’Indonesia Francese e, infine, nel 2014 in Brasile. Dopo la diffusione nel Sud America, come in Venezuela, e in Texas a seguito di un rapporto sessuale con un contagiato, il virus si è diffuso in Europa da parte di persone che erano state in vacanza nei Caraibi e in Sud America (quattro persone in Italia, tre in Gran Bretagna, due in Spagna): quindi nessun contagio diretto in questa sponda dell’Atlantico.

Un vaccino efficace e approvato ancora non esiste, ma alcuni medici indiani della Biotech International Limited sostengono di aver sviluppato proprio una cura di prevenzione per la quale è in corso la richiesta di brevetto.