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1 maggio, oltre 5 milioni di lavoratori a lavoro

A lavoro anche l'1 maggio

Molti dipendenti saranno chiamati a lavorare anche il giorno della Festa dei lavoratori. Se ne contano più di 5 milioni.

Protagonista in questo periodo è la persistenza del lavoro durante le festività. Ci troviamo nel periodo delle feste primaverili, oltre che di fronte all’ingestibile fenomeno dei lavoratori che non hanno accesso al loro diritto di goderne. E’ una continua battaglia quella che vede contrapposti i sindacati e le imprese, i primi continuano a voler gestire una situazione che va sempre più affermandosi, i secondi li ignorano in vista della richiesta da parte dei consumatori che se non appagata favorirebbe le aziende on line.

Chi lavorerà il 1 maggio

Molti saranno gli occupati nelle loro consuete attività professionali il1 maggio, festa dei Lavoratori. La Cgia (associazione artigiani piccole imprese) di Mestre rende nota una propria elaborazione circa la tematica e per 1 lavoratore su 5 non sarà festa. Infatti, sono 5 milioni i lavoratori che nella giornata del 1 maggio saranno operativi. Ciò è conseguenza della completa liberalizzazione indetta dal Governo Monti su orari e giorni di lavoro e ricade maggiormente nel settore del turismo.

Si contano 688.300 dipendenti impegnati in alberghi e ristoranti, subito dopo seguono i 579.000 operanti nel commercio, poi pubblica amministrazione (329.100), sanità (686.300) e trasporti (215.600). Questa la reazione alla crisi, un aumento nelle ore e nelle giornate di lavoro che tiene le attività commerciali operanti. Outlet e i grandi centri commerciali, infatti, rimangono aperti.

L’aumento delle giornate di lavoro non si verifica solo tra i dipendenti, ma anche tra i lavoratori autonomi (l’1 su 4 rispetto all’1 su 5 dei dipendenti). Questo è ciò che ci fa sapere il coordinatore ufficio studi (Cgia di Mestre) Paolo Zabeo.

La reazione dei sindacati

Davanti a questa situazione i sindacati di categoria Filcams Cgil (rappresenta commercio, turismo e servizi), Fisascat Cisl (Federazione Italiana Sindacati Addetti Servizi Commerciali, Affini e del Turismo) e Uiltucs (unione Italiana turismo, commercio e servizi) hanno reagito indicendo uno sciopero contro la totale liberalizzazione delle aperture domenicali e festive in alcune regioni, quali Lazio, Toscana, Puglia e Sicilia. Nel resto del paese la responsabilità dell’astensione al lavoro ricade sui rappresentanti aziendali dei singoli punti vendita.

Inoltre, si apprestano al lancio dell’iniziativa #lafestanonsivende, per ricordare che non è obbligatorio lavorare nei giorni di festività al punto che il lavoratore può rifiutarsi senza incorrere in sanzioni (la Corte Costituzionale ha approvato il diritto di astenersi dal lavoro nelle festività riconoscendo il diritto di godimento del giorno festivo). Le motivazioni dello sciopero sono legate al fatto che non si evidenziano aumenti né concernenti le occupazioni, né i consumi. I rappresentanti dei lavoratori riscontrano solo un aumento della precarietà.

La risposta di Mario Resca

Il presidente Confimprese Mario Resca risponde: “sindacati, comuni, legislature dovrebbero cogliere i segnali di cambiamento e sostenere una maggiore flessibilità in tal senso. Chiudere i negozi sarebbe un danno enorme, ma soprattutto un regalo ad Amazon”.