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26 ottobre 1944: nasce la RAI

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Dopo la caduta del regime fascista si decretò che ogni nome e simbolo che ricordasse il Ventennio, venisse cancellato e sostituito. Ciò naturalmente accadde, 71 anni fa con il decreto legislativo n.457 del 26 ottobre 1944, anche per l’ex organo utilizzato per la propaganda mediatica Ente itali...

Dopo la caduta del regime fascista si decretò che ogni nome e simbolo che ricordasse il Ventennio, venisse cancellato e sostituito. Ciò naturalmente accadde, 71 anni fa con il decreto legislativo n.457 del 26 ottobre 1944, anche per l’ex organo utilizzato per la propaganda mediatica Ente italiano audizioni radiofoniche (E.I.A.R.), che venne trasformato in Radio Audizioni Italiane S.p.A.: la RAI, che con il tempo è diventata una delle più grandi aziende di comunicazione in Europa nonché il quinto gruppo televisivo del continente.

Alla fondazione dell’emittente parteciparono il Governo e la SIP-Società idroelettrica Piemontese – successivamente Telecom Italia e numerosi intellettuali contribuirono a “liberarla” dall’ideologia fascista, dandole nuovi contenuti.

Nel 1945 fu nominato un nuovo Consiglio di Amministrazione, presieduto dal giurista e storico Arturo Carlo Jemolo (Roma, 17 gennaio 1891 – Roma, 12 maggio 1981), che è stato quindi il primo presidente RAI. Due anni più tardi nacque la Commissione parlamentare di vigilanza, organismo con il compito appunto di vigilare sull’indipendenza politica e sull’obiettività informativa della programmazione radiofonica. Nel 1949 iniziò a Milano la sperimentazione delle trasmissioni televisive e 1952 venne messa in onda anche un telegiornale sperimentale. Nello stesso anno l’azienda passò da privata a pubblica attraverso l’IRIIstituto per la Ricostruzione Industriale -, che dal 1933 al 1992 si occupò di politica industriale. Nel 1953 venne istituito il famoso “canone RAI” di abbonamento, il quale ancora oggi ogni famiglia italiana è tenuta a versare ogni anno tramite il proprio gestore di energia elettrica per finanziare il servizio. Le trasmissioni televisive furono mandate in onda con regolarità dal 1954, anno in cui il nome della RAI cambiò in RAI-Radio Televisione Italiana.

Rapidamente l’offerta di programmi crebbe: vennero messi in onda primi programmi culturali, i quiz e gli sceneggiati – o “fiction” come si chiamano oggi, in cui spesso viene presentata la biografia di personaggi che in qualche modo hanno fatto la storia d’Italia – , annunciati da quelle che vennero chiamate “Signorine Buonasera”, delle quali Fulvia Colombo (13 marzo 1926, Milano – Suno, 25 settembre 2005) fu l’antesignana – chi non ricorda poi Nicoletta Orsomando, Anna Maria Gambineri Rosanna Vaudetti, Maria Grazia Picchetti, la “Fatina” Maria Giovanna Elmi, Mariolina Cannuli, Beatrice Cori, Marina Morgan e Peppi Franzelin? -.

Nel 1995 un referendum popolare abrogò la legge che considerava la Rai soltanto come ente pubblico, ma la privatizzazione non è stata mai avviata. Nel 2004 avvenne la fusione tra la RAI Holding S.p.A. – che deteneva la maggioranza relativa delle azioni della Rai – e la RAI S.p.A., dalla quale ebbe origine l’attuale società con le sue nove sedi nazionali: a Roma, a Milano, a Napoli e a Torino. Senza contare le 21 sedi regionali e le 11 estere.

Nel 2o14 l’azienda ha avuto entrate complessive per 2,7 miliardi tra canone e spot. Ha quasi 12 mila dipendenti tra cui 550 dirigenti ed è leader negli ascolti in Italia con uno share vicino al 40% nell’intera giornata su un pubblico complessivo di 10 milioni 397 mila spettatori – ancora dati del 2014, resi noti lo scorso anno -.