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33 anni dopo la strage di via D'Amelio: il sacrificio di Borsellino

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Il sacrificio di Paolo Borsellino e della sua scorta è un monito costante nella lotta contro la mafia.

Il 19 luglio 1992, una bomba esplose in via D’Amelio a Palermo, ponendo fine alla vita di Paolo Borsellino e dei suoi agenti di scorta. Diciamoci la verità: sebbene oggi ci si riempia la bocca di parole come “legalità” e “giustizia”, il ricordo di Borsellino e delle sue gesta rischia di diventare un rituale vuoto.

A 33 anni dalla strage, è fondamentale non solo commemorare, ma anche comprendere il significato profondo del suo sacrificio.

Il peso della memoria collettiva

La strage di via D’Amelio non è solo un evento storico, è un simbolo di come la mafia abbia tentato di piegare le istituzioni democratiche. In un periodo in cui il terrorismo mafioso sembrava inarrestabile, Borsellino e il suo collega Giovanni Falcone hanno rappresentato una linea di difesa. Secondo i dati, negli anni ’90, le morti per mano mafiosa in Italia erano in aumento esponenziale. La realtà è meno politically correct: la mafia non è un problema di qualche anno fa, ma una ferita che continua a infliggere dolore al nostro Paese.

Sergio Mattarella, presidente della Repubblica, ha sottolineato che “la democrazia è stata più forte”. Ma chi è davvero disposto a combattere per questa democrazia? Oggi, gli eroi come Borsellino devono affrontare un sistema che spesso ignora il loro sacrificio. Le parole di gratitudine sono belle, ma dove sono le azioni concrete per onorare questo sacrificio?

Un’eredità di coraggio e coerenza

Il messaggio che Borsellino ha lasciato è chiaro: onorare la sua memoria significa continuare a lottare contro la mafia ogni giorno. Non basta mettere una borsa in mostra alla Camera dei Deputati; serve un impegno reale e costante. La premier Giorgia Meloni ha parlato di portare avanti il suo esempio, eppure, so che non è popolare dirlo, ma le parole spesso rimangono tali. Ciò di cui abbiamo bisogno è un’azione vera, un risveglio della coscienza collettiva.

Il presidente del Senato, Ignazio La Russa, ha ricordato che via D’Amelio è una ferita aperta. Ma, se vogliamo sanarci, dobbiamo affrontare la realtà. La lotta alla mafia non può essere un’attività episodica, ma deve diventare parte integrante della nostra cultura. I giovani devono capire che non c’è libertà senza giustizia e che ogni giorno si deve scegliere il coraggio, anche quando non c’è una telecamera a riprendere.

Conclusione: un invito alla riflessione

Ritornando alla figura di Paolo Borsellino, ci troviamo di fronte a un’eredità che è tanto pesante quanto preziosa. Il sacrificio suo e della sua scorta ci interroga quotidianamente: siamo davvero pronti a fare la nostra parte? Le commemorazioni servono a poco se non si traducono in un impegno concreto per una Nazione più giusta.

Il re è nudo, e ve lo dico io: non possiamo permettere che la memoria di Borsellino diventi un mero esercizio retorico. La sfida è quella di rendere il suo messaggio vivo, non solo nei nostri cuori, ma nelle nostre azioni quotidiane. Invitiamo tutti a riflettere su quale Italia vogliamo costruire; che sia un’Italia libera, giusta e fedele ai valori di legalità e giustizia.