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Colpiscimi di felicità, il nuovo album di Luca Bassanese

Luca Bassanese foto Michele Piazza 2

Luca Bassanese, Targa MEI 2015 (Meeting Etichette Indipendenti) come miglior artista di musica popolare, già Premio Recanati Musicultura e Attestato di Merito per l’impegno Civile (Premio Nazionale Marcello Torre), è un artista in sintonia con i movimenti ambientalisti e di impegno civile. Tra l...

Luca Bassanese, Targa MEI 2015 (Meeting Etichette Indipendenti) come miglior artista di musica popolare, già Premio Recanati Musicultura e Attestato di Merito per l’impegno Civile (Premio Nazionale Marcello Torre), è un artista in sintonia con i movimenti ambientalisti e di impegno civile. Tra le sue collaborazioni con artisti nazionali e internazionali, l’Original Kocani Orkestar di Macedonia presente nel suo album “Al Mercato”, l’artista nord africano di etnia e cultura Berbera Bachir Charaf definito “la voce del deserto” nel brano “Il Futuro del Mondo”, l’artista satirico Antonio Cornacchione con il quale ha reinterpretato “Ho visto un re” in omaggio a Enzo Jannacci e Dario Fo. Nel suo ultimo album è presentela partecipazione di Jacopo Fo e del Coro delle Mondine di Bentivoglio. Luca Bassanese è considerato dalla critica di settore tra i più importanti nuovi esponenti della scena Folk Popolare Italiana.

Sei considerato uno degli esponenti più interessanti della musica Folk, un genere che è stato rilanciato fortemente negli anni 70 ma che affonda le radici nella storia più antica della nostra cultura. Oggi, nel mondo in cui viviamo, in cui tutto cambia così velocemente, cosa significa e che valore ha portare in scena la musica folk?

La musica folk ha da sempre accompagnato la storia contemporanea, dai canti dei migranti italiani che partivano per l’America ai canti delle Mondine per la difesa delle donne, per la dignità sul lavoro, ma ancor prima la canzone ha accompagnato la storia tal volta dileggiando i potenti come accadeva con i giullari medioevali, per arrivare agli odierni giullari come Dario Fo, Enzo Jannacci. È un immenso diario di storie e racconti, basti pensare all’opera intera di Fabrizio De Andrè, cantore delle anime salve, degli esclusi. La musica popolare folk è in ogni paese e respira della voce dei popoli perchè come diceva Horacio Guarany cantautore argentino: “Se tace il cantore, tace la vita, perchè la vita, la vita stessa è tutta un canto”. Questo è lo spirito che sento ancora oggi, uno spirito che va al di là della velocità del quotidiano e che cerco di portare con me sul palco e nello scrivere canzoni.

Hai legato il tuo nome a personaggi come Fo e Janacci. Anche solo idealmente, chi sono gli artisti che ti hanno formato e, se ci sono, chi i tuoi i tuoi punti di riferimento musicali?

Sono molti, perché ho sempre amato la scuola dei cantautori italiani con matrice popolare, con il desiderio di raccontare storie importanti, nuove scoperte o visioni di un futuro nel quale l’essere umano è al centro di una narrazione poetica prima ancora che politica. Da Fabrizio de Andrè a Giorgio Gaber, ma anche i cantori dell’America Latina, Violeta Parra, Mercedes Soza e non ultimi gli americani Woody Guthrie, Bob Dylan. La lista sarebbe lunga, lunghissima perché ogni cantautore ha un mondo da raccontare e tutti hanno sempre lavorato in un unico senso pur in epoche diverse, il senso di una profonda ricerca umana e sociale.

“Colpiscimi felicità” è il tuo nuovo album. Come nasce questo progetto e soprattutto cosa hai voluto raccontare nei dieci pezzi che compongono l’album?

È un lavoro discografico che nasce dopo dieci anni di percorso artistico ed umano con Stefano Florio mio coautore e produttore, un percorso tra poesia ed impegno civile. Abbiamo sentito così il desiderio di raccontare una parte più intimista del mio essere, raccontando l’uomo prima del cantautore. Poi nell’incedere dell’album le canzoni divengono via, via, un canto collettivo, da “Datemi un orto” a “Canto sociale”. È un album a cui tengo molto perché mi sono messo a nudo scattando immagini fotografiche nei testi come un album di famiglia.