Roma, 18 set. (askanews) – “La cucina italiana” candidata a Patrimonio dell’Umanità. Al ministero della Cultura (MiC) per presentare l’iniziativa “Vai Italia”, a sostegno della candidatura, il cui esito verrà svelato solo il 10 dicembre a Nuova Delhi, sono intervenuti il paroliere Mogol, il cantautore, voce della canzone italiana nel mondo, Al Bano, il produttore musicale Fio Zanotti, il direttore dell’Antoniano, frate Giampaolo Cavalli e il sottosegretario alla Cultura Gianmarco Mazzi.
“Vai Italia” è anche il brano colonna sonora dell’iniziativa. Autore della musica Oscar Prudente, testo di Mogol:
“Mi farebbe molto piacere che (questo brano) incrementasse l’affetto per il nostro Paese, perché questo è il fine di questa canzone”.
Al Bano l’ha cantata assieme ai bambini di Caivano e il coro dell’Antoniano. Sulla tradizione culinaria italiana, sottolinea:
“La cucina italiana è un’operazione da grandi artisti, grandi artisti dell’arte culinaria, ma si può imparare e modificare e abbellire sempre di più la nostra tradizione culinaria. Parlo perché non so come canto, ma quando cucino so di non essere secondo a nessuno”.
A collegarsi dal Sudafrica, dove è impegnato per il G20, il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, mentre Mazzi ha ricordato che, se la candidatura sarà approvata, la cucina italiana sarà la prima al mondo a ricevere questo riconoscimento:
“La cucina italiana vale nel mondo 250 miliardi di euro all’anno. Abbiamo un problema grandissimo con i prodotti contraffatti che ci sottraggono fino a 120 miliardi di euro l’anno, se riusciremo ad avere questo riconoscimento riteniamo di poter avere anche una forma di tutela maggiore”.
Il titolo ufficiale del dossier è “La cucina italiana tra sostenibilità e diversità bioculturale” (Italian Cooking between sustainability and biocultural diversity), la richiesta di candidatura è stata presentata il 23 marzo 2023 dai ministeri della Cultura e dell’Agricoltura. Le comunità promotrici della candidatura sono l’Accademia italiana della Cucina, La Fondazione Casa Artusi e la rivista La Cucina Italiana.