Dalla Venere di Milo alla Nike di Samotracia, dall’antichissimo codice di Hammurabi a opere di Delacroix, David e Gericault. Non solo “La libertà che guida il popolo”, “L’incoronazione di Napoleone” e “La zattera della medusa”. Nell’immensa eleganza del simbolo museale della Francia di ogni tempo, il Louvre ospita prestigiosi capolavori, in un contesto di assoluta bellezza e di lusso raffinato. Impossibile dimenticare “La Venere delle rocce”, meraviglia firmata Leonardo Da Vinci. Sua anche l’icona femminile più fotografata di sempre: “La Gioconda”, la donna più famosa ed enigmatica della storia. La galleria di Parigi ospita anche il Veronese, Raffaello, Michelangelo, Correggio, Tiziano e Caravaggio.
Tanti i furti napoleonici oggi vantati dai vicini francesi. Saccheggi di inestimabile valore che da secoli restano in terra parigina, mai più restituiti ai legittimi proprietari, rendendo il giusto onore al tricolore italiano e a un Paese che nei secoli addietro ha regalato al mondo artisti di ineguagliabile talento. Si tratta di una questione di portata nazional-popolare da sempre ampiamente dibattuta. Gelosi delle nostre bellezze, travolti da un senso comunitario e di profonda coscienza collettiva, sono tanti gli italiani in guerra contro il Louvre e i francesi. In molti desiderano che le opere d’arte italiane vengano riportata in terra italiana. A scagliarsi contro i nostri vicini di casa è Alberto Angela.
La polemica di Alberto Angela
Con il suo modo affabile e cordiale, gentile e composto, sempre sorridente e mai volgare, anche il conduttore Rai amante di arte e storia ha voluto dire la sua sulla polemica contro il Louvre. In una recente intervista a Il Fatto Quotidiano, Angela junior ha voluto affrontare la spinosa questione riguardante le opere italiane al museo del Louvre di Parigi. Alberto Angela si è lasciato andare a una riflessione sulla tematica nazional-popolare che è tornata ad infuocare gli animi dei nostri concittadini.
“Il discorso è molto semplice: se andiamo a studiare il passato, vigeva una regola molto basilare riguardo il bottino”. Comincia così l’interessante spiegazione portata avanti dal conduttore tv. Infatti, il divulgatore scientifico ha precisato che il bottino “era la fase finale, il punto di conquista. E oramai c’è una sua giustificazione storica”. Tuttavia, “Attenzione: parliamo di una fase ben specifica, superata la quale il bottino diventa crimine”.
Dopo l’excursus storico, ha detto: “Secondo me il confine giusto è la Rivoluzione francese: ciò che è successo prima è andato, è acquisito, mentre il dopo non è più accettabile nel mondo occidentale”. “Il Louvre è pieno di opere sottratte da Napoleone con i fucili spianati”, ha ricordato. “Quando giro tra quelle sale e leggo il cartellino “Campagna d’Italia” avverto un moto di fastidio profondo. Vuol dire che è stata razziata”, ha confidato ancora Alberto Angela.
Parole importanti che non lasciano spazio a dubbi sul pensiero del paleontologo più famoso del Belpaese sulla questione. Intanto sembra appurato ormai che Alberto lascerà Rai Tre per trasferirsi su Rai Uno. Dalla prossima stagione, infatti, Angela, punto di riferimento per anni del palinsesto della terza rete, approda sull’ammiraglia Rai Uno. Secondo il sito Tvblog, Angela diventerà il volto del sabato sera della prima rete del servizio pubblico.