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Algeria: migliaia di persone abbandonate nel deserto

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Decine di migliaia di persone abbandonate nel deserto a causa delle espulsioni di massa praticate dall'Algeria.

Il governo algerino viene accusato di avere abbandonato negli ultimi undici mesi più di tredicimila persone nel deserto del Sahara, tra cui donne in gravidanza e bambini. Persone abbandonate senza acqua ne viveri, e costrette a mettersi in cammino – la maggior parte verso il Niger – sotto la minaccia delle armi in un deserto in cui le temperature registrate hanno raggiunto i 48C°.

Le testimonianze ottenute dall’A.P.

L’Associated Press in diversi mesi di lavoro sul campo ha avuto modo di intervistare un gran numero di persone. Tra queste quelle sopravvissuti al deserto. È riuscita così a documentare le operazioni condotte dal governo nigeriano, anche attraverso i video forniti dai migranti stessi. Video in cui si mostrano gruppi di centinaia di persone fatte scendere da lunghe file di camion e avviate a piedi verso il deserto. Tutto ciò sotto la sorveglianza armata di uomini in uniforme militare. Documenti che fornirebbero la prova di come in Algeria si stia assistendo ad uno strutturato programma di deportazione.

Il racconto delle persone

Tra queste persone una giovane donna, Janet Camara. È tra quelle che hanno dovuto affrontare la sabbia rovente.
Di origine liberiana, in Algeria gestiva una piccola attività di vendita di bevande, finché a maggio è stata raggiunta da un decreto di espulsione.

Racconta che in quel momento le mancavano solo a pochi giorni dal termine della gravidanza. Ha dovuto dare alla luce suo figlio in pieno deserto, solo per seppellirlo in una tomba scavata nella sabbia rovente. “Le donne cadevano a terra morte…altre persone sono semplicemente svanite nel deserto perché hanno perso la strada”.

La storia riportata da Alou Kande, diciottenne senegalese, non è molto diversa: “c’erano persone che non ce l’hanno fatta perché soffrivano troppo. Si sono sedute e le abbiamo dovute lasciare indietro”. “Ci hanno abbandonato nel deserto senza telefoni per chiedere aiuto, e senza soldi”.

L’Algeria accusata di praticare deportazioni di massa

L’Algeria ha iniziato a praticare espulsioni di massa nel 2017. In quest’anno si è assisto ad un intensificarsi delle pressioni esercitate dall’Unione Europea nei confronti dei paesi africani cosiddetti “di transito”. Una pressione volta all’adozione di misure che potessero mettere un freno all’arrivo di persone sulle coste italiane e spagnole.

Incertezza sui numeri

Sui numeri non esiste una versione ufficiale, in quanto il paese non fornisce alcuna informazione circa il numero di espulsioni effettuate. Ma che secondo l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni è in costante aumento.
Infatti soltanto nel mese di aprile se ne sono contate almeno 2888, portando così il numero di persone obbligate ad affrontare a piedi il deserto ad un totale di almeno 11.276. Almeno altre 2500 sarebbero state obbligate ad un simile viaggio in direzione del Mali. Non si ha idea di quante persone possano aver perso la vita in quella tratta.

La posizione europea

Un portavoce dell’Unione Europea ha detto che Bruxelles è a conoscenza delle pratiche di condotta algerine. Nonostante ciò, trattandosi di un paese sovrano, resta libero di gestire le espulsioni come meglio ritiene. Questo fintanto che garantisce il rispetto della legge internazionale.

A differenza del vicino Niger però va sottolineato che l’Algeria non ha ricevuto finanziamento dell’Unione per quanto riguarda la gestione della crisi migratoria. Nonostante gli aiuti europei versati al paese africano tra il 2014 e il 2017 ammontino a 111.3 milioni di euro.

Per quanto riguarda le autorità nigeriane, al momento si rifiutano di commentare, definendo le accuse una “campagna malevola finalizzata ad inasprire le relazioni del paese con i paesi vicini”.