Sono passati otto anni da quando Agitu Ideo Gudeta, quarantenne etiope, ha lasciato il suo paese per trasferirsi in Italia, precisamente in Trentino, dove possiede un’azienda agricola e di allevamento. Fuggita dalla repressione, non sembra però trovare pace nemmeno in Val dei Mocheni, dove risiede,poichè vittima di razzismo.
L’incubo di Agitu
L’allevatrice è riuscita a fondare un’azienda di successo, grazie alla sua dedizione e impegno, al punto tale da essere definita “La regina delle capre”, ma da alcuni mesi il suo lavoro è ostacolato dai continui insulti e minacce di un uomo che vorrebbe allontanarla. La donna ha raccontato il tutto ai giornali, rivelando che i primi segni di intolleranza si erano manifestati lo scorso anno, non solo nei suoi confronti, ma anche in quelli dei suoi dipendenti e tirocinanti: “Non sappiamo come uscire da questi incubo“ – ha confessato l’etiope.
L’aggressione
Non solo insulti verbali, ma anche frequenti dispetti minacciano la serenità della donna, che ha raccontato di aver ritrovato le gomme della macchina e del carretto bucate o danni ai macchinari. Nell’ultimo periodo, la situazione è peggiorata, fino a diventare insostenbile, poichè l’uomo è passato alle aggressioni fisiche. La prima volta, Agitu è stata presa per il collo e minacciata di morte, ma è riuscita a difendersi e successivamente a scappare. Tuttavia rivela che i medici le hanno dato sette giorni di prognosi. Pochi giorni dopo è avvenuta la seconda, che racconta così:” Era il tardo pomeriggio e mi trovavo al pascolo, quando mi ha raggiunto in moto. Quando è sceso dal mezzo e ha iniziato ad avvicinarsi a piedi, ho impugnato il cellulare per filmare l’accaduto. Quando ha alzato la mano mi sono difesa col bastone, ma è riuscito a strapparmelo di mano e sono caduta a terra. Così ha iniziato a premere il legno sul collo. Schiacciava e gridava “Io ti uccido”. Con tutta la forza che avevo in corpo ho usato i piedi per allontanarlo e ho chiamato le forze dell’ordine”
Inoltre, le aggressioni non si limitano alla donna, poichè anche le capre sono state vittime di violenza:una di loro è stata trovata morta e i forestali hanno escluso il lupo come colpevole, in quanto è stata utilizzata un’arma da taglio per asportarle una mammella.
I carabinieri stanno lavorando affinchè la situazione cambi, ma la donna è fortemente rassegnata: “In queste situazioni è molto difficile intervenire”.