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Alpini a Rimini, quando la "fisiologia" diventa il movente per coprire un crimine

Polemiche sul comportamento di alcuni molestatori degli Alpini

Il senso è o è parso essere che molestare una donna quando c’è ressa è una cosa che sta nell’ordine delle cose e non nelle pieghe del codice penale.

A Rimini quelli che hanno messo in scena decine di molestie sessuali contro ogni donna che respirasse ed avesse la sventura di incrociare il loro cammino sfatto di vino e medioevo non sono Alpini che hanno fatto i porci, ma porci che guarda caso erano o erano stati Alpini. Chiarito questo però si pone un problema grande, soprattutto per chi ha giurato alla Bandiera: quello per cui vestire il grigioverde significa essere più degli altri ed esserlo nei doveri prima che nelle prerogative.

Insomma, attuare molestie sessuali è grave e punibile se lo fa un civile ma è gravissimo e ancor più perseguibile se a farlo è uno che ha la penna sul cappello. Già la Penna, quella Nera, di corvo, aquila oppure d’oca, una penna proprio come quelle che una volta si usavano per scrivere, a volte cose che mettono rimedio parziale, altre volte che fanno danno peggiore.

Danno come quello che proprio l’Associazione Nazionale Alpini ha fatto staccandosi la penna dal cappello ed usandola per scrivere che “dopo gli opportuni accertamenti, risulta che alle Forze dell’ordine non sia stata presentata alcuna denuncia; rileva poi che quando si concentrano in una sola località centinaia di migliaia di persone per festeggiare è quasi fisiologico che possano verificarsi episodi di maleducazione”.

Spezziamo la frase come le linee degli Alpini che non si sono mai spezzate sul campo e priviamo a capire, iniziando da un evidente ossimoro: come si fa a parlare di “opportuni accertamenti” se due righi dopo si scrive e si ammette che a Rimini c’erano “centinaia di migliaia di persone”? Ergo, la nota è fuffa didascalica e molti episodi sono sfuggiti alla “cernita etica”, il che significa che almeno potenzialmente molti, moltissimi di essi hanno dignità penale.

Saltiamo il cavillo e veniamo alla polpa, e la polpa sta tutta in quel “è quasi fisiologico che possano verificarsi episodi di maleducazione”. Qui la faccenda diventa meno cavillosa, perché anche a fare la tara al fatto che non ci sarebbero state (ancora) denunce penali che diano dignità ipotetica a quei comportamenti aberranti il messaggio che passa da quel concetto è chiaro ed aberrante esso stesso

È quello della “fisiologia come attenuante”. Il senso è o è parso essere che molestare una donna quando c’è ressa è una cosa che sta nell’ordine delle cose e non nelle pieghe del codice penale, questo perché la sommatoria di tutte le possibili condotte diventa una specie di narcotico per non capire che una sola di quelle condotte è già di per sé un crimine fattuale ed uno sconcio gigantesco.

Avremmo voluto scrivere grave crimine ma no, è gigantesco. Lo è perché è intestabile a gente che ha, o avrebbe dovuto avere, una tradizione di correttezza e nobiltà da rispettare. E che quando non lo fa sbaglia, o delinque, due volte. Perché gli Alpini sono un pezzo d’Italia e nessun pezzo d’Italia deve mai permettersi di fare ad una donna cose che lei non voglia.