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Altra provocazione di Salvini: denunce sono medaglie

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In una nuova uscita su Twitter, Salvini lancia un'altra provocazione a chi lo ha denunciato di incitazione all'odio razziale.

Matteo Salvini continua a lanciare provocazioni e ad aizzare il suo elettorato con commenti ormai quasi giornalieri sulle accuse rivoltegli di istigare l’odio xenofobico nel Paese, che sia con l’hashtag #primagliitaliani o con la diffusione di notizie di fatti di cronaca non verificati che coinvolgono stranieri o la comunità rom italiana. L’ultimo commento al vetriolo arriva contro la denuncia arrivatagli per istigazione all’odio razziale. La sua risposta riecheggia un’altra volta toni di derivazione fascista e apre il dibattito sulla cosiddetta “socialcrazia”.

Denunce come medaglie

Nelle ultime settimane sono arrivate ben tre denunce per istigazione all’odio razziale a carico del leader della Lega Matteo Salvini. Roberto Speranza di LeU e Alievski Musli, un attivista rom hanno denunciato separatamente il Ministro per i commenti provocatori sulla comunità rom, tra cui la proposta di un censimento su base etnica, violando diverse clausole della Carta dei Diritti dell’Uomo, nonché rimandando a misure di memoria nazi-fascista. Di recente, inoltre, anche l’associazione Baobab, basata a Roma, ha denunciato Salvini e il Ministro Fontana di violazione dell’articolo 604bis del codice penale, quello che sancisce il reato di “propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale, etnica e religiosa”. Salvini ha risposto alle denunce ricevute con il tono ormai tipico con cui il Ministro risponde alle critiche, con sarcasmo e vetriolo, dal proprio account Twitter. “Ogni giorno ha la sua denuncia… Per me sono medaglie! #primagliitaliani”, in riferimento specifico alla denuncia aperta da Musli. La denuncia è seguita dagli avvocati messi a disposizione da Possibile. In un altro tweet successivo Salvini è tornato poi sul suo cavallo di battaglia, le richieste dei migranti nei centri d’accoglienza. Secondo Salvini, infatti, un gruppo di migranti ospitati da un centro ‘accoglienza a Vicenza avrebbe fatto richiesta di aria condizionata, abbonamento Sky per le partite di calcio e carte d’identità.

La prefettura ha però smentito il Ministro, confermando solo la richiesta, ben più verosimile, delle carte d’identità.

L’era della “socialcrazia”

La denuncia di Baobab era partita in seguito all’escalation dei toni utilizzati da Salvini e da altri esponenti del governo della Lega. In un tweet Salvini ha commentato una sentenza della Corte di cassazione con messaggi come “Andate via, andate via, andate via!!!” e “Che venite a fare qua!”, delegittimando discorsivamente la sentenza della Corte nonché sdoganando comportamenti di dubbia eticità nel Paese. Poco dopo, l’uscita di Salvini, in realtà affatto insolita, fu rincarata dalla proposta del Ministro Fontana di abolire il reato di discriminazione a sfondo etnico, razziale e religioso e da un ulteriore commento del vicepremier, questa volta in piazza “Tanti nemici, tanto onore”, diretta citazione del Duce. I toni di Salvini sucitarono una bufera mediatica, che ha costretto alcuni esponenti del Movimento 5 Stelle a prenderne le distanze sui rispettivi account Facebook.

Alcuni osservatori come Alexander Stille hanno già fatto notare come il modo di fare politica negli ultimi anni sia diventato infatti qualcosa di simile ad una “socialcrazia“. Vale a dire: la frequenza di post sui social media, il loro tono semplificato dettato dal numero limitato di caratteri a disposizione e l’ammontare di like ricevuto valgono molto di più, oggi, di conferenze stampa, faccia a faccia con esperti o oppositori politici e, a volte, anche di intere procedure parlamentari – come era accaduto con il caso della chiusura dei porti, annunciato su Facebook e messo in pratica immediatamente, dimenticandosi di passare per le procedure legali dettate dal regolamento parlamentare. Se Donald Trump, Stille fa notare, ha fatto un uso intensivo e spesso maldestro dei social media negli Stati Uniti, in particolare di Twitter, Matteo Salvini e il Movimento 5 Stelle hanno introdotto in maniera più programmatica questo modo di comunicare e, soprattutto, fare politica in Italia – e qui sta la differenza principale con esponenti politici pure molto social come Obama o Renzi. Gli account social, vale a dire, non vengono più utilizzati solo per esprimere le posizioni ufficiali di questo o quel partito o Ministero, ma quest’ultima funzione prettamente tecnica viene diluita in un diluvio di post, spesso dal linguaggio tutt’altro che istituzionale, in cui comunicazioni ufficiali e notizie riportate “per sentito dire” si confondono fino a non vederne più il confine, creando un clima di perenne campagna elettorale che parla agli istinti più che al senso del civico. Nel bene o nel male, l’era della socialcrazia sicuramente non ci lascia a secco di dibattiti, uscite controverse e commenti avvelenati. E Salvini è in questo un indubbio maestro.