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Amanda Knox, dichiarazioni sconvolgenti sul caso Meredith

Amanda Knox caso Meredith

Un'inedita Amanda Knox che si racconta e parla del caso Meredith Kercher. Una serie di dichiarazioni contrastanti fra loro e affidate al Westside Seattle. E pubblicate a 10 anni dalla morte di Meredith, uccisa a Perugia.  "Non sopporto che i miei ricordi di Meredith siano sepolti sotto anni di ...

Un’inedita Amanda Knox che si racconta e parla del caso Meredith Kercher. Una serie di dichiarazioni contrastanti fra loro e affidate al Westside Seattle. E pubblicate a 10 anni dalla morte di Meredith, uccisa a Perugia. “Non sopporto che i miei ricordi di Meredith siano sepolti sotto anni di sofferenza che io e Raffaele abbiamo sopportato dopo il suo omicidio“. A scriverlo è lei, ricordando l’amica. E prosegue “Mi deprime sapere che il piangerla mi costi critiche per ogni cosa che io oggi dica o non dica. Ma ancora più deprimente è il fatto che Meredith oggi non sia qui, mentre meriterebbe di esserci. Mi manca e le sono grata per il ricordo dei tempi passati insieme”.

Lo sfogo di Amanda Knox

Come in molti ricorderanno, il 2 novembre 2007 Meredith Kercher fu ritrovata morta nell’appartamento in cui abitava a Perugia. Per il delitto vennero accusati e poi assolti l’amica americana Amanda Knox e Raffaele Sollecito. E, a dieci anni dalla sua morte i due ricordano, ognuno a proprio modo la vicenda; inframezzando fra la tragicità del ritrovamento, ricordi e frammenti di una vita passata e distante da oggi.

Comincia così, neanche troppo in sordina, il lungo ricordo di Amanda Knox su Meredith. Viene evocata immediatamente la cruenta immagine del suo delitto. “Dieci anni fa la mia amica veniva violentata e assassinata da un ladro mentre era a casa da sola nell’appartamento che abbiamo condiviso a Perugia, in Italia“. E, riga dopo riga si snocciolano i “momenti passati insieme, fianco a fianco a leggere”; o ” a prendere il sole sulla terrazza, a suonare la chitarra“. Una Amanda stranamente affranta, a distanza di dieci anni. Che intende rivendicare soprattutto il suo “diritto” a piangere l’amica scomparsa.

Anche Raffaele Sollecito, all’epoca dei fatti fidanzato con Amanda Knox dedica un pensiero alla studentessa. Su Twitter scrive “Sono passati dieci anni, eppure niente sembra cambiato. A quest’ora ero felice e spensierato; ad una settimana dalla laurea…“. In questo caso Sollecito sembra rimarcare quanto la vicenda, più che interrompere tragicamente una vita umana abbia cambiato irrimediabilmente il suo, di percorso di vita “Progettavo di studiare game development in Irlanda, invece, dopo qualche giorno mi accusarono di un omicidio che neppure sognerei mai“.

Il ricordo dell’ultimo giorno di Meredith

All’interno della lettera poi inviata al Westside Seattle , Amanda non ha mancato nemmeno di ricordare l’ultima volta che vide Meredith ancora viva, “mentre si infilava la borsa sulla spalla e mi salutava per poi uscire con i suoi amici britannici“. Che sia stata una mossa studiata a tavolino, congiuntamente agli avvocati della difesa per rimarcare al mondo la sua innocenza? Difficile stabilirlo, come difficile è stata tutta la complessa vicenda giudiziaria che scaturì dalla morte dell’amica e la vide coinvolta insieme a Sollecito.

Le mie memorie su Meredith sono sepolte sotto le orribili foto dell’autopsia, gli insulti verbali e le minacce di morte che ho ricevuto (e ancora ricevo); le false accuse, gli anni di carcere che ho sopportato, i processi multipli e i titoli spaventosi“. Uno sfogo incontrovertibile, da parte di Amanda Knox che così prosegue, sottolineando “Mi deprime sapere che il piangerla mi costi critiche per ogni cosa che io oggi dica o non dica. Ma ancora più deprimente è il fatto che Meredith oggi non sia qui, mentre meriterebbe di esserci. Mi manca e le sono grata per il ricordo dei tempi passati insieme”.

I punti, ancora irrisolti del caso

Nel caso di Meredith Kercher, come ribadito anche dall’avvocato Maresca ormai tutti sanno che Rudy Guede, unico imputato e condannato non fosse solo. Ma, come dichiara Maresca “sappiamo anche che per lo Stato non ci sono altri colpevoli“. E per il magistrato dell’indagine, Giuliano Mignini che ha espresso tale questine alla Nazione “resta un punto interrogativo, una vicenda che lascia l’amaro in bocca”. E aggiunge “E’ come una ferita aperta“. Ricordiamo che i processi per l’omicidio Kercher si sono conclusi con la condanna di Guede a 16 anni di reclusione, con l’abbreviato.

Nonché con l’assoluzione definitiva di Raffaele Sollecito e Amanda Knox. Proprio Mignini sottolinea quello che è ormai un dato di fatto: “A prescindere da ciò che la gente pensa sulla colpevolezza o innocenza di Knox e Sollecito, il giudice li ha assolti. Hanno però anche detto che Guede non ha agito da solo. Quindi, che fine fa questo caso? Stanno forse seguendo altre piste investigative? O stanno forse confermando che Knox e Sollecito si trovavano lì ma non sono in grado di identificare esattamente il ruolo che hanno avuto negli eventi? Conseguentemente, loro sarebbero comunque assolti. O stanno forse dicendo che il caso è chiuso per sempre anche se irrisolto?” .

L’omaggio per “Mez” della famiglia e degli amici

Una serie di domande più che legittime, che non solo il magistrato dell’indagine su Meredith si è posto. Ma che si pone anche tutta l’Italia, probabilmente tutto il mondo. Prima fra tutti, la famiglia della giovane studentessa britannica brutalmente assassinata. E che oggi, tramite sua sorella Stephanie verrà omaggiata con una visita al cimitero. “Non ci piace ricordare l’anniversario della morte di Meredith, ma preferiamo celebrare il suo compleanno. Proprio Stephanie Kercher , così simile a Meredith ha così commentato. “Al cimitero ricorderemo Mez a modo nostro. Anche gli amici verranno per celebrare i dieci anni di amicizia con Meredith e non per ricordare il tragico evento“.