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Amanda Knox, la ragazza annuncia di voler tornare a Perugia

Annuncia di voler tornare a Perugia

Amanda Knox, la ragazza americana oggi 30enne due volte condannata e due volte assolta per l’omicidio di Meredith Kercher, ha detto di voler tornare a Perugia per “chiudere il cerchio”.

L’intervista

La ragazza coinvolta nell'omicidio Meredith

Amanda Knox, l’ex studentessa americana arrestata, condannata ed assolta due volte insieme all’ex fidanzato italiano Raffaele Sollecito per l’omicidio della compagna di stanza inglese Meredith Kercher, avvenuto la notte del primo novembre del 2007, quasi dieci anni fa, in una villetta per studenti in via della Pergola a Perugia, ha annunciato di voler tornare nel capoluogo umbro, anche se per lei è legato a quel terribile ricordo.

Meredith Kercher

Lo ha detto in un’intervista rilasciata al settimanale statunitense People, uscito in edicola oggi, venerdì 18 agosto, e visibile sul canale People/Entertainment Weekly Network con il titolo My life after prison (La mia vita dopo il carcere). “Lo so – ha dichiarato la ragazza di Seattle, 30 anni compiuti lo scorso luglio – Perugia è probabilmente l’ultimo posto al mondo dove sentirmi benvenuta, ma devo chiudere letteralmente, fisicamente il cerchio della mia vita”. Quella vita di cui ha ripreso in mano le redini, ora che è diventata giornalista, ha un nuovo fidanzato, Christopher Robinson, 35 anni, scrittore – con il quale è stata in vacanza nei mesi scorsi in alcuni Paesi europei, ma non in Italia -, ma soprattutto collabora con un’associazione che aiuta le vittime di errori giudiziari, come lo è stata lei. “Finalmente” – ha detto Amanda – “mi sento libera di tornare in Italia per affrontare la città dove accadde la tragedia che mi stravolse la vita”.

Addirittura ha raccontato: “Qualche tempo fa ero al mare: ho sentito parlare italiano in spiaggia e ne sono rimasta scossa. Poi mi sono detta: va tutto bene”. “Trovare il modo di smettere di avere paura è un passo molto importante per me – ha proseguito la giovane – Voglio vedere Perugia, che quando avevo 20 anni era la città dei miei sogni, attraverso gli occhi dei miei genitori. Hanno vissuto lì per anni, per starmi vicino. Hanno fatto amicizie importanti. E io stessa sono molto legata al cappellano del carcere”.

Amanda Knox non dice quando tornerà a Perugia, ma probabilmente dopo il matrimonio della sua sorella minore, fissato per il novembre prossimo. Lei si limita ad affermare che “prima o poi” tornerà, specificando: “Voglio solo essere una persona che torna in un luogo della sua vita. La mia ultima memoria di quel luogo – conclude – non può essere quella di me trascinata fuori da un tribunale fra i flash accecanti dei paparazzi. La mia ultima memoria di Perugia sarà, deve essere, diversa”.

Le tappe della vicenda giudiziaria

Ex fidanzati

La vicenda giudiziaria del delitto di Meredith Kercher è stata senza dubbio una delle più complesse e discusse degli ultimi anni in Italia. Nel 2009 la Corte d’Assise di Perugia condannò in primo grado Amanda e Raffaele per concorso in omicidio con il giovane ivoriano Rudy Guede, rimasto poi l’unico condannato in via definitiva – a 16 anni di carcere – con l’accusa appunto di aver ucciso Meredith tagliandole la gola, mentre due anni più tardi la Corte d’Assise d’appello assolse la ragazza americana e quello italiano per commesso il fatto. Ad Amanda furono comunque comminati tre anni di reclusione per calunnia nei confronti del giovane barista congolese Patrick Lumumba, da lei accusato per la morte dell’amica.

Il 26 marzo 2013 le assoluzioni di Amanda e Raffaele furono annullate dalla Procura Generale di Perugia, che rinviò gli atti alla Corte d’Assise d’Appello di Firenze. Quest’ultima in seguito condannò nuovamente i due ex fidanzati: Amanda a 28 anni e 6 mesi e Raffaele a 25. L’assoluzione definitiva arriva per loro il 27 marzo 2015 per non aver commesso il fatto: mancano prove certe che abbiano partecipato all’omicidio di Meredith e vi sono stati numerosi errori giudiziari, hanno sentenziato i magistrati. Nel frattempo Amanda, che da molto era già ritornata negli USA, nel 2013 ha scritto un libro sulla sua traumatica esperienza: Waiting to be heard (Aspettando di essere sentita). Inoltre le è stato dedicato un documentario da Tetflix, candidato addirittura agli Emmy Awards.