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Chi è Andrea Di Stefano, il tenente Chiamparino di In guerra per amore

Andrea Di Stefano

Quarantaquattro anni, studi di recitazione all'Actor's Studio, una lunga gavetta alle spalle: è Andrea Di Stefano, attore rivelazione nel nuovo film di Pif. Malgrado la sua partecipazione a serie televisive di grande richiamo come Ama il tuo nemico e Medicina generale, il quarantaquattrenne romano...

Quarantaquattro anni, studi di recitazione all’Actor’s Studio, una lunga gavetta alle spalle: è Andrea Di Stefano, attore rivelazione nel nuovo film di Pif.

Malgrado la sua partecipazione a serie televisive di grande richiamo come Ama il tuo nemico e Medicina generale, il quarantaquattrenne romano Andrea Di Stefano ha dovuto aspettare il ruolo del tenente Philip Chiamparino, assegnatogli da Pif per il suo secondo lungometraggio per il cinema, In guerra per amore, per vedersi riconosciuta una certa notorietà nazional-popolare. Nella pellicola dell’autore siciliano (vero nome, Pierfrancesco Diliberto), Di Stefano è un giovane ufficiale italoamericano, che si è arruolato per amore del suo paese d’origine e desidera più di ogni altra cosa vederlo liberato dal nazifascismo. Al suo personaggio, e a quello del protagonista, si deve il titolo del film: se l’Arturo Giammarresi di Pif si arruola per raggiungere il padre della sua promessa sposa e chiedere la mano di lei, il tenente Chiamparino è mosso da un idealismo romantico e persino anacronistico, quasi un involontario retaggio ottocentesco.
Tuttavia, Andrea Di Stefano ha una carriera molto più ricca e sfaccettata da raccontare e, forse, da riscoprire. Come attore, si è formato all’Actor’s Studio di New York, culla del metodo Strasberg – revisione americana del metodo Stanislavskij – e fucina dei migliori interpreti della New Hollywood, da Marlon Brando a Montgomery Clift, da Robert De Niro a Meryl Streep. La gavetta la completa negli States, prendendo parte a un pugno di pellicole indipendenti, alcune delle quali realizzate da amici conosciuti durante gli studi di recitazione. Ma è l’Italia a offrirgli le prime parti di una certa consistenza: Marco Bellocchio, cineasta da sempre alla ricerca di volti semi-inediti, lo scrittura per Il principe di Homburg, dramma in costume tratto da Heinrich Von Kleist. Subito dopo, arriva Dario Argento con il suo Il fantasma dell’Opera. Arrivano anche le prime pellicole internazionali di livello: Prima che sia notte di Julian Schnabel, in cui interpreta l’amico dello scrittore cubano Reinaldo Arenas, e lo sperimentale Hotel di Mike Figgis. Dopo una serie di pellicole di medio cabotaggio, quali Angela di Roberta Torre, Il vestito da sposa di Fiorella Infascelli, A luci spente di Maurizio Ponzi e Cuore sacro di Ferzan Özpetek, arriva una delle sue interpretazioni più convincenti, nel dramma a basso budget Contronatura di Alessandro Tofanelli. Trova anche il modo di intrufolarsi tra due dive come Monica Bellucci e Sophie Marceau, in Ne te retourne pas della francese Marina de Van.
È il 2009, e Di Stefano ha appena trentasette anni, ma ha recitato in film profondamente diversi, per produzioni dalle caratteristiche a volte opposte, ed è pronto al grande salto. Ancora un giro di valzer in film ad alto budget di produzione hollywoodiana, come Nine di Rob Marshall, Mangia prega ama di Ryan Murphy e Vita di Pi di Ang Lee, quindi il salto in televisione rievocato all’inizio. In mezzo, tanto teatro, come attore e anche come regista. Del 2014, invece, è il suo esordio dietro la macchina da presa: Andrea Di Stefano dirige infatti Escobar, ritratto in controluce del controverso narcotrafficante colombiano, per il quale è riuscito a convincere un divo come Benicio Del Toro a interpretare il ruolo del protagonista.