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Anis: da clandestino a star del rap in Tunisia

Anis: da clandestino a star del rap in Tunisia

Anis è un clandestino, uno dei tanti di cui sentiamo le storie. Grazie alla sua forza di volontà, ora è un rapper molto amato e conosciuto in Tunisia. La storia di Anis è molto simile a quella dei tanti migranti che compiono la traversata dalla Tunisia in Italia, ma la sua storia ha un lieto fi...

Anis è un clandestino, uno dei tanti di cui sentiamo le storie. Grazie alla sua forza di volontà, ora è un rapper molto amato e conosciuto in Tunisia.

La storia di Anis è molto simile a quella dei tanti migranti che compiono la traversata dalla Tunisia in Italia, ma la sua storia ha un lieto fine. Conosciamolo meglio.

E’ giunto in Europa quando aveva solo 12 anni in un camion nascosto nella stiva di una nave e ora è un grande rapper, famosissimo e acclamato in Tunisia, la sua terra. Il suo pezzo dal titolo Clandestino, racconta la sua storia, ha ottenuto moltissime visualizzazioni in rete e anche l’altro singolo Bye bye sta andando molto bene. La sua storia è diventata talmente famosa e di dominio pubblico che girerà una fiction e a breve si esibirà in alcuni festival della Tunisia per far conoscere la sua musica.

I suoi videoclip famosissimi e seguitissimi sono stati girati in diverse location, da Miami alla Costa Azzurra sino a Dubai. Proprio come altri rapper, si circonda di auto, donne e lusso. Ha svolto vari lavori, dall’imbianchino sino al lavapiatti e ora gestisce un ristorante con il cugino. Il suo è un rap buono, allegro, senza rabbia e parolacce.

La sua esperienza

Il tempo libero lo passa praticando la sua musica, autoproducendosi il suo album che vede la partecipazione di molti artisti italiani e rapper anche conosciuti. Anis ce l’ha fatta, nonostante tutto e lo racconta.

“Da piccolo vedevo quelli che tornavano dall’Italia con la macchina, vestiti bene. Accanto a casa nostra a La Marsa, a nord di Tunisi. C’era una fabbrica di mobili e materassi. A 12 anni tagliai la tela di un loro camion e mi infilai dentro, sbarcando a Marsiglia due giorni dopo. I miei avvisarono un conoscente che viveva lì e che mi diede riparo. Mio padre venne a riprendermi, ma non ci riuscì. Anzi, rimase anche mio fratello, più grande di un anno, e dopo qualche mese ci trasferimmo a Parma, da uno zio che lavorava in un hotel alla stazione. Ho imparato l’italiano in terza media, poi basta scuola. Per mantenermi ho fatto di tutto. A 17 anni mi sono trasferito a Bologna, sempre con mio fratello, e anche lì di giorno facevo il lavapiatti o il macellaio alla Bolognina, e la sera iniziai a fare il pierre in discoteca e organizzare feste. Sì, sono finito anche in qualche giro sbagliato, ci passiamo tutti, lasciamo stare. Per qualcuno non c’è scelta, ma un’alternativa invece si trova sempre”.

La voglia di non arrendersi

Racconta del suo sogno, della capacità di non arrendersi e di lottare per le cose da raggiungere. “Non mi interessano i discorsi politici sull’immigrazione, io racconto solo quel che vedo e ho vissuto, non racconto favole. Io mi sono fatto il mazzo, non ho mai mollato, ho fatto di tutto per arrivare qui e adesso in Tunisia mi ascoltano dappertutto. L’Italia non è razzista con chi si comporta bene e non si ghettizza. Qui c’è la possibilità di fare tante cose, c’è un’occasione per tutti. Nessuno muore di fame senza casa, acqua né pane. Voi la crisi vera non sapete cos’è. Là un operaio prende al massimo 200 euro e non ci vive, non ha futuro. Sempre meglio tentare il sogno, anche sapendo che potresti morire in mezzo al mare”.

Nel frattempo, spera di essere conosciuto anche in Italia, dove si esibisce in alcuni locali facendo conoscere la sua musica e il suo mondo.