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Antonella Viola contro il PD e il caso della sua Padova: “Basta statue di soli uomini”

Antonella Viola

Antonella Viola smette i panni di donna in trincea contro il covid e mette quelli di donna sul pezzo del caso di Padova: “Basta statue di soli uomini”

L’immunologa Antonella Viola deroga solo per un attimo dalla sua mission anti Covid e si concede una incursione nel caso della sua Padova: “Basta statue di soli uomini”. In una intervista a La Stampa l’esperta è intervenuta nella polemica su Prato della Valle e sul “maschilismo commemorativo”.

“Basta stature di soli uomini”, Antonella Viola e il caso delle 78 sculture a Padova

Di cosa parliamo? Dell’assenza di statue femminili fra le 78 sculture nella grande piazza cittadina a cui Pd e sinistra vogliono mettere rimedio con una mozione facendo installare la statua di Elena Cornaro Piscopia, prima donna laureata al mondo proprio a Padova su uno dei due basamenti vuoti.

Nessuna “cancel culture”, Viola dice basta alle statue di soli uomini e chiede di integrare

E quell’appello non ha lasciato la dottoressa Viola indifferente: “Non si sta proponendo di abbattere statue di uomini per sostituirle con donne, ma di aggiungere, integrare, colmare un vuoto che, finalmente, si fa notare”. Nessuna cancel culture dunque, ma solo un fatto di equilibrio etico: “Se fino a qualche decennio fa la cultura dominante ci spingeva a costruire una piazza tutta al maschile, oggi un luogo del genere è lontano dal sentire comune. Nulla di scandaloso quindi nel trasformare il messaggio della piazza, di renderlo più vicino al mondo dei giovani, di fare dell’opera d’arte un ponte tra passato e futuro“.

“Non si deve essere Marie Curie per meritare un riconoscimento, basta statue di uomini”: l’analisi di Antonella Viola

E Viola sa che Padova non manca di figure femminili di prestigio: l’immunologa ha citato Gualberta Alaida Beccari o Giulia Bigolina. Poi la chiosa arguta: “Evitiamo di pretendere come al solito che le donne da raffigurare siano eccezionali come Marie Curie, utilizzata da sempre a sua insaputa non per stimolare le ragazze a provarci ma per porre l’asticella così in alto da scoraggiarle in partenza. Per meritare la prima statua femminile in Prato della Valle forse basterebbe aver vissuto come donna, facendo del proprio meglio, nonostante tutto”.