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Antonio Ornano, comico di Zelig, si confessa su Notizie.it

Antonio Ornano

La sua bravura sta nella capacità di catturare il pubblico con i suoi monologhi divertenti e mai banali: il comico Antonio Ornano si racconta. L'intervista esclusiva col comico Antonio Ornano, che attualmente sta partecipando a Zelig Event. Antonio Ornano, tu lavori sia col cinema, fiction in...

La sua bravura sta nella capacità di catturare il pubblico con i suoi monologhi divertenti e mai banali: il comico Antonio Ornano si racconta.

L’intervista esclusiva col comico Antonio Ornano, che attualmente sta partecipando a Zelig Event.

  • Antonio Ornano, tu lavori sia col cinema, fiction in passato (2007), che in televisione e in teatro. Cosa preferisci? Per me il live, quindi Zelig e teatro sono i migliori. La popolarità mi permette inoltre di esibirmi anche in situazioni differenti dal teatro. Zelig è come una famiglia ed è la trasmissione che mi dà più soddisfazione.
  • Come ti è nata la passione che hai? L’hai scoperta col tempo da solo oppure qualcuno te l’ha fatta notare? Nei primi anni del 2000 non avevo la costanza per “provare” nel settore. Nel 2006 ho fatto un monologo a teatro, dove interpretavo dei personaggi: ho riadattato i fratelli Coen. Un amico mi ha detto di portare questo pezzo nel 2007 ai provini per il laboratorio di Zelig a Genova. Ci sono andato, ho incontrato Carlo Turati, il mio autore di riferimento, che mi ha subito preso a bordo, dicendo: “Sì sei bravo ma mi interessa qualcuno che faccia ridere. Ci vediamo la prossima settimana“. E così ho iniziato questa meravigliosa avventura, che, fortunatamente e per la mia costanza e il duro lavoro, sta continuando. Sono molto diverso da quando ho iniziato. Avere un bagaglio attoriale aiuta molto.
  • Cosa rappresenta Zelig per te? Mi ha cambiato la vita. E mi sta facendo crescere tanto: lavoro e collaboro con tanti comici e autori che mi seguono, mi consigliano e mi insegnano moltissimo. A Zelig lo scambio di idee è continuo e dunque un arricchimento fondamentale e prezioso. A Zelig si impara tanto. Lo frequento da 10 anni. E’ molto meritocratico. Io sono relativamente giovane.
  • Qual è il tuo punto forte? Sono semplicemente me stesso. Nello scrivere evito la retorica, perché non mi piace. Provo i pezzi che preparo fino allo sfinimento, quasi da definirmi paranoico, per salire sul palco e non pensare a nulla. Così si mantiene la spontaneità. Mi concentro sul pubblico. Mi emoziona moltissimo riuscire a far ridere le persone, è un qualcosa che ti fa sentire speciale, dotato di un potere straordinario.
  • Hai un modello di riferimento? Ne ho tanti. Mi piaceva da morire Robin Williams, un attore sopraffino, nei monologhi dal vivo era stupendo, pieno di energia. L’approccio che aveva è quello che cerco di avere anch’io. Il monologhista mi piace di più: sei più libero. In Italia ci sono molti comici che stimo tanto, tra cui Giacobazzi, Migone, Bertolino, Daniele Raco, Maurizio Battista, Antonio Albanese e tanti altri. Ho anche un idolo del rock: Bruce Springsteen, che è un modello a prescindere della musica.
  • Hai progetti imminenti? Ci sveli qualcosa? Sto lavorando ad un telefilm, che è un pò in linea con gli argomenti del live, abbastanza originale, all’americana. Il clima è sempre comico. Posso dire parla di me, del classico 40enne in crisi adolescenziale. Mi affianca Alessandro Betti, un attore strabiliante e Barbara Moselli, che interpreta mia moglie. Poi il 18 gennaio sono al teatro Golden di Roma e dopo due repliche sold out nel 2016 nella mia città, Genova, vi ritorno, al teatro Politeama, il 24 e il 25 marzo del prossimo anno, del 2017.
  • Un’ultima domanda: cosa consiglieresti ad un giovane che si sta avvicinando a questo mondo e volesse intraprendere la tua carriera? Ora è un periodo molto complesso per fare il comico. In futuro usciranno allo scoperto comici più bravi, perchè non sono condizionati dal miraggio dello spettacolo televisivo. Zelig negli anni d’oro è stato un fenomeno di costume. Il comico può essere uno chef stellato, ma purtroppo si perde di vista il significato, in molti casi si è condizionati dalla scelta dal denaro, ecc.. Non ci sono più le situazioni di una volta, per chi inizia adesso è più dura, si hanno meno opportunità di sbocco televisivo, ma c’è una scrematura che fa venire fuori chi ha un vero talento, Dev’esserci passione, sempre, altrimenti è quasi impossibile essere notato. Sempre impegno e dedizione, che devono venire spontanei. Se fossi un ragazzo scriverei tanto delle cose che fanno ridere a “te”, non un ipotetico pubblico. Poi fare tanta gavetta con spettacoli su un palco, anche della propria città e poi fuori, per crearsi dunque un gruppo di lavoro con cui andare avanti, con cui confrontarsi sempre, perché è più bello scrivere in due.