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Di Maio: "Rimetteremo in discussione le aperture domenicali"

Dimaio

Luigi Di Maio si è detto pronto a far chiudere tutti i negozi alla domenica. Scopri la reazione degli altri partiti politici.

Il ministro del Lavoro e leader del Movimento 5 stelle Luigi Di Maio ha affermato di voler ritornare alle chiusure domenicali. Questa decisione ha creato molto malumore nelle associazioni dei consumatori. I sindacati invece sembrano apprezzare molto il possibile cambio di rotta. Stando a quanto dichiarato, la novità relativa alle chiusure domenicali potrebbe entrare in vigore già nel 2019.

La proposta di Luigi Di Maio

Certo, si può ridiscutere il decreto sul lavoro domenicale”: così infatti il leader del Movimento 5 Stelle Luigi Di Maio risponde ai cronisti che lo interrogano sull’argomento. E continua dicendo che “per fare questo bisogna affrontare molti problemi: sia quelli di chi lavora, sia quelli affrontati dai datori di lavoro. Dobbiamo combattere la precarietà ed eliminare lo sfruttamento”. E come prevedibile queste dichiarazioni hanno messo in moto una serie di dichiarazioni delle altre parti sociali chiamate in causa.

Le reazioni delle parti sociali

Confcommercio e i sindacati hanno espresso una apprezzamento per le parole di Di Maio. Le associazioni dei consumatori invece fanno sapere che la riterrebbero una decisione sbagliata. Questo perchè destinata a far fare dei passi indietro rispetto a quella che è la situazione attuale. Enrico Postacchini, membro della giunta della Confcommercio con delega alle politiche commerciali fa infatti sapere che secondo lui “le liberalizzazioni non hanno portato né maggiore fatturato né un incremento occupazionale, ma hanno semplicemente portato ad una diluizione del fatturato su più giorni la settimana”.

Dello stesso parere, come dicevamo, anche il leader della CISL, Annamaria Furlan. Spiegando come la sigla sindacale ritenga “giusto rivedere le norme sulla liberalizzazione selvaggia del commercio, da noi ritenuta una battaglia necessaria a salvaguardare la volontarietà del lavoro domenicale e festivo”. E che aggiunge: “non esiste un diritto allo shopping, va invece salvaguardata la volontarietà del lavoro domenicale e festivo”.

Il fronte opposto

Di opposto parere invece le associazioni di consumatori che dimostrano una certa ostilità al progetto. “Incredibile che con tutti i problemi che abbiamo in Italia si discuta ancora di togliere una norma di libertà che consente al commerciante di aprire quando vuole il suo negozio“. Così si esprime l’Unione Consumatori, che prosegue: giù le mani dall’apertura libera degli esercizi commerciali”.

Anche Federdistribuzione è di parere contrario alla proposta: “siamo favorevoli alle aperture domenicali perché sono un vero servizio per i cittadini”. Con queste parole arriva quindi la chiusura al progetto dall’associazione delle imprese legate alla grande distribuzione. Queste fanno sapere come stando ai loro dati, lo shopping domenicale è ormai una abitudine consolidata per oltre 12 milioni di italiani.

I numeri del settore

Secondo i dati Eurostat a lavorare la domenica – considerando tutti i settori – sarebbero tre milioni e mezzo di persone, ossia il 15,2% degli occupati. Il settore del commercio in Italia assorbe da solo circa tre milioni di lavoratori. L’idea, a quanto pare, sarebbe quella di tornare alla situazione precedente al decreto Monti. In questo modo si obbigherebbe la chiusura domenicale e festiva salvo precise deroghe decise a livello locale. Sistema che una volta modificato ha messo l’Italia nella condizione di essere l’unico paese d’Europa a non prevedere limiti di apertura per le attività commerciali.

Iniziative precedenti

Già la scorsa legislatura aveva cercato di apportare delle modifiche alla regolamentazione delle aperture domenicali. La proposta però non è riuscita a superare lo scoglio del senato. Il provvedimento non interveniva sulle domeniche, ma solo sui giorni festivi del calendario, come per esempio Natale, Pasqua e Primo Maggio. Di questi dodici giorni, l’obbligo di chiusura era da rispettare per almeno la metà delle giornate lavorative, ossia sei. E in questi sei giorni il lavoro era sì possibile, ma solo su base volontaria.

Un nuovo fronte per il governo

Si apre così un nuovo fronte dell’attività di governo. Un fronte delicato, in cui le scelte effettuate ricadono su milioni di lavoratori. Questo riguarda un tema da sempre caro al Movimento 5 Stelle. È quindi possibile che delle modifiche in materia saranno già presenti nel cosiddetto “decreto dignità”. Questo è stato precedentemente annunciato da Di Maio dalle pagine del Sole 24ore. Per intenderci il decreto a cui sarà affidato il compito di superare il Jobs Act, e dare un nuova regolamentazione al lavoro a termine. Un processo su cui anche l’alleato di governo di Di Maio, Matteo Salvini, si è detto favorevole ad un intervento.