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Appalti, arrestati sindaco ed assessore di Terni

Appalti

Dopo un’inchiesta della procura, sono stati arrestati il sindaco e l’assessore ai lavori pubblici di Terni, condannati per aver manipolato appalti pubblici.

Ancora un caso di appalti truccati in Italia. È successo a Terni, in Umbria. Dopo una indagine che va avanti da diversi mesi, portata avanti congiuntamente da polizia e guardia di finanza, sono finiti in manette il sindaco della città Leopoldo Di Girolamo e l’assessore ai lavori pubblici Stefano Bucari. Entrambi facenti parte del Partito Democratico, i due sono stati condannati ai domiciliari. Dall’inchiesta sono emersi un enorme numero di appalti pilotati di servizi pubblici nella città umbra nel periodo di tempo che va dal 2011 al 2016.

Di Girolamo, che ricopre la carica di sindaco di Terni dal 2009, non è di certo nuovo a inchieste che lo coinvolgono in prima persona. Egli è stato negli scorsi anni accusato di presunti danni erariali, abuso d’ufficio, violazione di direttive comunitarie, turbativa d’asta e, per ultima, presunta associazione a delinquere, nell’ambito della inchiesta che ha portato al suo arresto. Quest’ultima inchiesta, nominata anche “Operazione Spada” (per via della sede del comune, Palazzo Spada, ndr), ha portato alla luce la manipolazione da parte del sindaco e dell’assessore Bucari di appalti riguardanti la manutenzione ordinaria del verde pubblico nella città di Terni e la gestione dei servizi cimiteriali dei servizi turistici presso l’area della cascata delle Marmore.

La procura di Terni ha sottolineato, alla conclusione delle indagini, la “gestione illecita della cosa pubblica, avvenuta per mano del sindaco ternano da ben sei anni, e “il monopolio”, che è stato garantito da questo e dall’assessore ai lavori pubblici, al medesimo raggruppamento di imprese cooperative del Ternano.
Sono dunque scattati gli arresti domiciliari per Di Girolamo e per Bucari e, inoltre, sono stati presi dei provvedimenti anche nei riguardi di componenti delle cooperative finite sotto inchiesta. È scattato, infatti, il “divieto temporaneo dall’attività di impresa cooperativa” per Sandro Corsi, presidente della cooperativa sociale Actl, e per Carlo Andreucci, responsabile appalti e progettazione sociale presso la medesima cooperativa.