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Appalti, il Codice divide: si va verso la semplificazione o verso un incremento della corruzione?

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Il Codice della discordia: maggioranza e opposizione ai ferri corti su appalti, semplificazione e rischio corruzione.

Il nuovo Codice degli appalti voluto dal vicepremier e ministro Matteo Salvini ha, se possibile, esasperato la distanza tra la maggioranza di Governo e l’opposizione: il testo promuove davvero una semplificazione o si limita a incrementare la corruzione?

Appalti, il Codice divide: si va verso la semplificazione o verso un incremento della corruzione?

La semplificazione è necessaria o rappresenta solo una rinuncia ai controlli che favorirà la corruzione? Il dibattito sul Codice degli appalti sta monopolizzando il mondo della politica italiana generando una evidente polarizzazione tra chi difende la logica della semplificazione e chi denuncia come l’iniziativa rappresenti un passo indietro. Non si tratta soltanto dell’ennesimo scontro tra maggioranza e opposizione ma di due diverse prospettive che non sembra possibile tenere insieme.

Da tempo immemore, il dilemma che contrappone tra loro la necessità di velocizzare i tempi della burocrazia e quella di allontanare il pericolo dell’illegalità dagli appalti pubblici accompagna ogni tentativo di procedere con nuove leggi per il settore.

Per quanto riguarda il Governo Meloni, lo scontro più acceso sul tema riguarda il leader della Lega, Matteo Salvini, che si sta occupando della riforma, e il presidente dell’Anac, ossia l’Autorità nazionale anticorruzione, Giuseppe Busia. Visionando il nuovo Codice, Busia ha evidenziato le criticità del testo. In primo luogo, ha sottolineato che “concentrarsi solo sulla velocità rischia di andare a discapito di trasparenza, concorrenza, tutele dei lavoratori e in definitiva della qualità delle opere pubbliche”. Poi, ha evidenziato che “il codice trasforma in regola quelle che prima erano deroghe emergenziali, perdendo di vista quello che ci chiede l’Europa”.

Il presidente dell’Anac contro il testo di Salvini

La reazione del Carroccio alle parole di Busia è stata estremamente dura. “Gravi, inqualificabili e disinformate dichiarazioni del presidente Busia sul Codice Salvini: se parla così di migliaia di sindaci e pensa che siano tutti corrotti, non può stare più in quel ruolo. Busia ha dei compiti di controllo, invece certifica di essere prevenuto, non neutrale e quindi non credibile”, ha tuonato Stefano Locatelli, responsabile Enti Locali della Lega.

Altrettanto ferma la condanna del Pd. “La destra sappia che le preoccupazioni di Busia sono le nostre”, ha detto il capogruppo dem Francesco Boccia al Senato.

Il presidente dell’Anac, tuttavia, ha precisato: “Amministratori corrotti? No, nel modo più assoluto. I sindaci, soprattutto nei piccoli comuni, oggi sono degli eroi. Svolgono una funzione essenziale, importantissima, pagati pochissimo e si assumono grandi responsabilità”.

Subito dopo, Busia ha nuovamente sostenuto la sua linea: “Controllabilità e trasparenza si possono conciliare con la rapidità del fare, attraverso il digitale. Non si perde tempo. La gara in sé non è il grosso del tempo che si spende. Se non si fa neanche un avviso le imprese migliori sono penalizzate. E se si scelgono imprese incapaci, sono queste a provocare ritardi”.

Nuovo codice sugli appalti: il nodo della semplificazione e della corruzione

Per Busia, quindi, le gare – contrariamente a quanto previsto dal Codice Salvini che di fatto le abolisce – non sono il problema ma la soluzione alla questione degli appalti. È necessario, però, fare modificare e individuare gli accorgimenti necessari per rendere le gare più funzionali.

Sulla questione, l’esecutivo ha intenzione di procedere sostanzialmente in due direzioni. In primis, gli appalti potranno essere assegnati senza gara fino a 5,3 milioni di euro e potranno essere realizzati più rapidamente, guadagnando da 6 mesi a un anno di tempo. Per gli appalti fino a 500 mila euro, invece, le piccole stazioni appaltanti avranno la possibilità di procedere direttamente senza passare per le stazioni appaltanti qualificate. Entrambe le misure procedono verso la semplificazione. Il dubbio che, in questo modo, possano essere favorite infiltrazioni criminose nel tessuto sociale ed economico e incentivare la corruzione, tuttavia, è estremamente elevato.

Mentre il dibattito sul tema va avanti, il testo presentato dopo il Consiglio dei ministri potrebbe andare soggetto a pesanti modifiche richiesta sia dal Quirinale che dalla Commissione europea.