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Approvato il decreto dignità: "Licenziamo il Jobs Act"

Il CdM approva il decreto dignità

Tra le novità, la riduzione della durata dei contratti a tempo determinato, la lotta alla ludopatia e alla delocalizzazione.

Il Consiglio dei Ministri ha approvato il decreto dignità e sferra un attacco al Jobs Act. Si tratta del primo provvedimento politico del governo Conte, dopo settimane in cui l’attenzione è stata spostata sull’emergenza migranti e sul rapporto con l’Europa. Luigi Di Maio, vicepremier e ministro del Mise, lascia Palazzo Chigi soddisfatto e afferma che “con il decreto dignità arriva la Waterloo del precariato”. Il ministro ha dichiarato che le nuove norme “rimettono al centro delle politiche pubbliche la persona, il cittadino”.

Al via il decreto dignità

Il Consiglio dei Ministri si è aperto in serata e, dopo qualche ora di trattative, si è concluso con l’approvazione del cosiddetto decreto dignità voluto dai pentastellati di Luigi Di Maio. Ma nel corso dell’intera giornata è stato intenso il dialogo tra il Ministero del Lavoro e dello Sviluppo economico e quello dell’Economia, guidato da Giovanni Tria. Tra i punti più controversi del decreto c’era il divieto alle pubblicità relative al gioco d’azzardo.

Assente Salvini

Matteo Salvini è il grande assente di questo Consiglio dei Ministri. Il leader della Lega non ha partecipato all’incontro e ha scelto di recarsi a Siena, storica “città rossa” dove il centrodestra ha trionfato alle recenti elezioni comunali. Un’assenza che riflette la posizione dei due partiti di maggioranza sui temi trattati nel decreto dignità.

La Lega non ha mai nascosto le sue perplessità davanti alle proposte pentastellate, ma ha finito per dare il proprio sostegno ai grillini durante il CdM.

Il decreto sul lavoro rappresenta la prima occasione per il M5S di farsi protagonisti delle questioni di governo. Nelle prime settimane dell’esecutivo Conte, la scena politica e l’opinione pubblica sono state occupate da Salvini e dal Carroccio, con evidenti guadagni in termini di consenso.

Tutte le novità

Il decreto dignità rappresenta il primo tentativo del nuovo governo di modificare il decreto Poletti e il Jobs Act, l’insieme di decreti attuativi che dal 2015 hanno riformato il mercato del lavoro. L’obiettivo principale è la lotta ai contratti a tempo. Di Maio ha parlato dei recenti dati Istat, secondo i quali in Italia si registra “un record di precariato e non di occupazione”.

Tra le principali novità introdotte dal decreto pentastellato c’è l’aumento del 50% dell’indennità per i licenziamenti ingiusti. Con l’articolo 3, si passa da 24 a 36 mesi.

Si riducono invece i tempi dei contratti a tempo determinato, che potranno arrivare a un massimo di 24 mesi, contro i precedenti 36. Le proroghe sono ridotte da 5 a 4. A ogni rinnovo, a partire dal secondo, il costo contributivo aumenterà dello 0,5% (attualmente è pari all’1,4% della retribuzione imponibile). L’obiettivo della norma è la lotta al precariato, attraverso la limitazione dei contratti determinati alle sole occasioni necessarie.

Il decreto reintroduce le causali per i contratti superiori ai 12 mesi e per i rinnovi interinali. Le causali saranno di tre tipologie: per esigenze temporanee e oggettive; per incrementi temporanei e non programmabili; per picchi di attività stagionali.

Gli aiuti alle aziende

La lotta alla delocalizzazione è uno dei punti fondamentali del decreto. Le aziende che hanno ricevuto degli aiuti finanziari dallo Stato dovranno attendere un minimo di 5 anni prima di, eventualmente, delocalizzare l’attività. Chi non rispetterà la norma verrà punito con sanzioni dalle 2 alle 4 volte superiori al beneficio ricevuto dallo Stato. Inoltre, gli aiuti finanziari dovranno essere restituiti dall’azienda con interessi maggiorati fino al 5%. “Se prendono soldi e poi iniziano a delocalizzare in parte in paesi dell’Ue e a licenziare i dipendenti gli chiediamo soldi indietro con gli interessi“, ha dichiarato Di Maio.

Se lo Stato fornisce aiuti economici a un’azienda comprensivi di valutazione dell’impatto occupazionale, il datore di lavoro non dovrà operare tagli al personale nei 5 anni successivi, pena la revoca (totale o parziale) dei benefici.

È prevista una revisione del redditometro, mentre per lo spesometro le modifiche sono rinviate a febbraio 2019, in attesa dei dati del terzo trimestre. Inoltre, per quanto riguarda i professionisti, verrà abolito il trattenimento diretto dell’Iva da parte dello Stato. Abolito lo split payment per i professionisti, che era stato reintrodotto con un decreto del 2017.

Lotta alla pubblicità sui giochi

Uno dei punti più discussi nel corso del CdM riguarda l’abolizione della pubblicità sul gioco d’azzardo. Dal 2019, il divieto verrà esteso anche agli sponsor e a “tutte le forme di comunicazione, citazioni visive ed acustiche e la sovraimpressione del nome, marchio, simboli”. La multa per chi non rispetterà la legge ammonterà al 5% del valore della pubblicità o della sponsorizzazione (per un minimo di 50.000 euro). Se però la pubblicità viene inserita in un contesto dedicato ai minori, la sanzione va da 100mila a 500mila euro.

I ricavi delle sanzioni verranno destinati al fondo per la lotta contro la ludopatia.

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