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L'appunto di Falcone su Berlusconi: gli ultimi sviluppi

L'appunto di Falcone

Emergono altre novità sull'appunto di Falcone che era stato ritrovato qualche giorno fa nel suo ufficio e in cui viene fatto il nome di Berlusconi.

Emergono altre novità sull’appunto di Falcone che era stato ritrovato qualche giorno fa nel suo ufficio e in cui viene fatto il nome di Silvio Berlusconi. In un secondo foglio ritrovato, infatti, Falcone ha annotato il nome di Vito Guarrasi, un altro che non era mai comparso all’interno dei verbali ufficiali Francesco Maria Mannoia, il pentito che nel corso di un colloquio con Falcone ha tirato in ballo la figura di Berlusconi. Insomma, sembra che stia uscendo fuori un altro mistero.

Appunto di Falcone

L’appunto di Falcone

Si infittisce il mistero sull’appunto di Falcone che qualche giorno fa è stato ritrovato nel suo ufficio, che nel corso degli anni è diventato una sorta di museo. Secondo quanto viene riferito da ‘Repubblica.it’, dopo il bigliettino in cui si fa riferimento alla figura di Berlusconi, è saltata fuori anche una seconda pagina, scritta dallo stesso Falcone, in cui il magistrato ha annotato il nome di Vito Guarrasi, un altro che non è mai stato citato all’interno dei verbali ufficiali di Francesco Maria Mannoia, il pentito che nel corso di un colloquio ha parlato di Berlusconi a Falcone.

Appunto di Falcone

Si profila dunque un altro mistero. Cosa sapeva dunque Mannoia di Guarrasi, il potente avvocato di diversi affari siciliani che già nel corso degli anni Settanta era finito sotto la lente di ingrandimento di Falcone? Guarrasi è morto nel 1989, all’età di ottantacinque anni. Di lui ha scritto Giuseppe D’Avanzo, che si chiedeva se ci fosse e dove fosse Guarrasi. Bisognerebbe chiedersi se ci sono e dove sono tutti quei nodi che legano la politica, l’economia e la mafia. Perchè, secondo il parere di D’Avanzo, la mafia può fare a meno dei Corleonesi, dei Ciancimino e dei Lima. Ma non può privarsi del cinismo e della spregiudicatezza dei Guarrasi.

La figura di Berlusconi

Come già accennato in precedenza, un primo appunto dimenticato scritto da Falcone è stato ritrovato qualche giorno fa nel suo ufficio. Un appunto in cui si fa riferimento in particolare alla figura di Silvio Berlusconi. Nel bigliettino ritrovato, infatti, il magistrato aveva scritto: “Cinà in buoni rapporti con Berlusconi. Berlusconi dà 20 milioni ai Grado e anche a Vittorio Mangano”. Un appunto che il magistrato ha annotato nel corso di un’audizione del pentito Francesco Maria Mannoia. Risale al 6 novembre 1989.

Secondo quanto viene riportato da ‘Repubblica.it’, nel bigliettino si può vedere che Falcone ha sottolineato per due volte il cognome di Berlusconi, che in quegli anni era al culmine della sua carriera. Viene sottolineato, ma una volta sola, anche il cognome di Mangano, lo stalliere boss della villa di Arcore. Il cognome di Cinà, invece, compare anche in una seconda occasione nella pagina, cerchiato. Tutti questi nomi non sono mai finiti nei verbali ufficiali di Mannoia, che si è sempre rifiutato di fare dichiarazioni su Silvio Berlusconi.

Le parole che sono state annotate da Falcone oggi appaiono come una sorta di conferma postuma della condanna di Marcello Dell’Utri, il braccio destro di Berlusconi che attualmente sta scontando sette anni per concorso esterno in associazione mafiosa. Secondo la sentenza Dell’Utri, Berlusconi nel 1974 avrebbe sottoscritto con la mafia una specie di “patto di protezione”. Inizialmente per evitare i sequestri che in quegli anni impazzavano a Milano e successivamente per mettere a posto i ripetitori Tv in Sicilia.