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Armando Siri, l'Aula non autorizza l'utilizzo delle sue intercettazioni

Armando Siri

Siri è accusato di corruzione per l'esercizio della funzione per due diversi episodi risalenti al 2018. L'Aula non autorizza l'uso delle intercettazio

Siri è accusato di corruzione per l’esercizio della funzione per due diversi episodi risalenti al 2018. L’Aula non autorizza l’uso delle intercettazioni.

Armando Siri, l’Aula non autorizza l’utilizzo delle sue intercettazioni

L’Aula del Senato ha respinto la richiesta del giudice per le indagini preliminari di Roma di consentire l’uso delle intercettazioni del senatore leghista Armando Siri, imputato di corruzioni per i presunti favori all’imprenditore Paolo Arata e alla Leonardo. Una si riferiva a due conversazioni iniziali tra Siri e Arata del 15 maggio 2018, la seconda e altre sei tra il 17 maggio e il 6 agosto dello stesso anno. Per le prime è stata negata l’autorizzazione “per la incerta ed implausibile configurazione del requisito della necessità”, per le seconde “non sussistendo il requisito della fortuità e occasionalità”. “Dopo le prime due telefonate del 15 maggio 2018 la Procura poteva, alla stregua di criteri di plausibilità e di ragionevolezza, rendersi conto del coinvolgimento di un parlamentare e conseguentemente avrebbe dovuto sospendere immediatamente le captazioni; ove avesse voluto proseguire le stesse, avrebbe quindi dovuto richiedere l’autorizzazione al Senato” si legge nella relazione redatta dal senatore di Fratelli d’Italia Lucio Malan. La prima parte è passata con 120 voti favorevoli, 104 contrari e un astenuto, mentre la seconda con 158 favorevoli, 64 contrari e 9 astenuti. 

L’accusa e le indagini

Armando Siri è accusato di corruzione per l’esercizio della funzione per due episodi del 2018, quando era sottosegretario alle Infrastrutture e ai Trasporti del governo. Era stato costretto a dimettersi a maggio 2019 a causa delle indagini. Gli si contesta “di aver proposto e concordato con gli organi apicali dei ministeri competenti per materia l’inserimento in provvedimenti normativi” di “emendamenti contenenti disposizioni in materia di incentivi per il cosiddetto minieolico, ricevendo la promessa e/o la dazione di 30mila euro da parte del signor Paolo Franco Arata – amministratore della Etnea S.r.l. e dominus della Solcara S.r.l., società operative in quel settore – il quale, secondo l’autorità giudiziaria, da tali provvedimenti avrebbe tratto benefici di carattere economico“.

L’indagine era partita da un fascicolo aperto a Palermo sul legame tra Arata, autore del programma energetico della Lega, con Vito Nicastri, uno dei finanziatori di Matteo Messina Denaro. Al centro dell’inchiesta c’è lo “stabile accordo tra il corruttore Arata, imprenditore nel settore eolico con significativi investimenti in Sicilia e con trascorsa attività politica da cui trae molteplici relazioni ancora in atto con i massimi livelli istituzionali” e il senatore Siricostantemente impegnato – attraverso la sua azione diretta nella qualità di alto rappresentate del governo e ascoltato membro della maggioranza parlamentare – nel promuovere provvedimenti regolamentari o legislativi che contengano norme ad hoc tese a favorire gli interessi economici dell’Arata

Le altre accuse

Armando Siri è accusato “di essersi attivato per ottenere un provvedimento normativo ad hoc che finanziasse (…) il progetto di completamento dell’aeroporto di Viterbo, di interesse della Leonardo S.p.A. per future commesse. Il senatore Siri avrebbe inoltre esercitato pressioni (…) sul Comandante generale della Guardia costiera, Ammiraglio ispettore capo Giovanni Pettorino, al fine di determinarlo a rimuovere il contrammiraglio Piero Pellizzari dall’incarico di responsabile unico del procedimento nell’ambito di un appalto (…), per la fornitura di sistemi radar ‘V.T.S.’ in quanto quest’ultimo sarebbe stato inviso alla sopracitata Leonardo S.p.A. perché critico su alcuni aspetti della fornitura. In relazione a tale capo di imputazione il senatore Siri avrebbe ricevuto la promessa di ingenti somme di denaro e comunque la dazione di ottomila euro