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Non si può arrestare l'umanità

sindaco riace immigrati

Il modello Riace ripreso anche all'estero come nostra eccellenza, non deve essere lasciato naufragare, Domenico Lucano non può essere lasciato solo

“Riace è un messaggio pericoloso perché dimostra che l’accoglienza è possibile”. Questo diceva poche settimane fa Domenico Lucano, sindaco della cittadina calabrese, balzato agli onori delle cronache come modello vincente di integrazione.
Da questa mattina Riace non è più pericolosa. Alle prime luci dell’alba, infatti, per Lucano sono scattati gli arresti domiciliari, con una accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e fraudolento affidamento diretto del servizio di raccolta dei rifiuti. Cadono invece le più pesanti accuse di concussione, malversazione e truffa ai danni dello Stato.
La notizia è presto rimbalzata sui social, complice l’ennesimo infelice tweet del Ministro dell’Interno Salvini che nel deridere il sindaco di Riace ha approfittato ancora una volta per attaccare i “buonisti”. L’indagine che ha portato all’arresto è stata coordinata dalla Procura di Locri e ha per oggetto la gestione dei finanziamenti erogati proprio dal ministero dell’interno, oltre che dal Comune di Riace e dalla Prefettura di Reggio Calabria, finanziamenti destinati ai richiedenti asilo e si rifugiati.
Stando all’accusa, Lucano e la moglie Tesfahun Lemlem, cui è stato disposto il divieto di dimora con Lucano, avrebbe messo in piedi un vero e proprio sistema illegale atto a accogliere cittadini clandestini, attraverso espedienti criminosi quali matrimoni di comodo tra cittadini e immigrate. Negli atti della procura di Locri Lucano viene descritto come “spregiudicato”, anche se lo stesso Gip Luigi D’Alessio sottolinea come la gestione sia stata disordinata, ma in assenza di illeciti e senza che nessuno abbia intascato un euro.
Questi i fatti.

Lucano Riace
In sostanza il sindaco di Riace e la moglie vengono accusati di aver organizzato uno o più matrimoni di comodo tra cittadini italiani e ragazze straniere al fine di far prendere loro la cittadinanza italiana e di poter quindi rimanere in Italia. L’indagine era partita in tutt’altra maniera, e verteva inizialmente sull’uso non idoneo degli strumenti quali i bonus e le borse lavoro, laddove si ipotizzava che venissero usati per ovviare ai ritardi nell’erogazione dei fondi, ma questa ipotesi è presto caduta, lasciando però in evidenza alcune incongruenze che hanno portato a un’altra accusa, quella attuale.
Ma questo non è un semplice arresto di un amministratore, come ahinoi negli ultimi decenni se ne sono visti tanti. Lucano ha dato vita, nel corso degli anni, a un modello di integrazione funzionante, una eccellenza si direbbe, che non a caso prende il nome proprio dal comune che per anni ha guidato, il modello Riace. E il suo tempestivo arresto, con annesso giubilo da parte di Salvini, sembra una sorta di matteottizzazione in chiave non violenta (sempre che arrestare qualcuno non sia di per sé atto violento). A Riace, infatti, cittadina che nel corso degli ultimi anni è rinata anche e soprattutto per una integrazione virtuosa tra la cittadinanza autoctona e i migranti, si è instaurata una filiera funzionante, che dimostra come sia possibile una idea di integrazione, idea decisamente lontana da quella espressa da Salvini e dalla Lega. Qui i migranti hanno in comodato d’uso gratuito le case sfitte dei riacesi. I soldi destinati agli affitti vengono girati a cooperative di cui fanno parte sia i locali che i migranti, dove vengono insegnati lavori a questi ultimi, con la possibilità di avere un piccolo stipendio da rimettere in circolo nella comunità. I Bonus vengono invece utilizzati per gli acquisti di prima necessità e le spese inerenti alla gestione quotidiana, il tutto in un circolo virtuoso che evidentemente è stato visto e indicato a lungo come una crepa nel quadro di guerra tra poveri dipinto da chi ci governa.

Domenico Lucano Riace
Questa cosa dell’azzittire l’opposizione, minacciare Saviano di togliergli la scorta, minacciare i giornalisti di chiudere l’albo, più in generale fare la voce grossa, al limite dell’abuso di potere è una china dalla quale sembra sia difficile uscire. Avere per nemici chi in venti anni ha fatto rifiorire una zona morta, dimostrando come la convivenza e l’integrazione non solo sia possibile, ma porti grandi benefici sia agli italiani che ai migranti, dimostra solo come si stia provando, purtroppo con successo, a dividere per comandare, usando metodi non troppo diversi da quelli che un tempo portavano all’eliminazione fisica dei propri avversari, Giacomo Matteotti evocato poco fa ne è esempio fulgido.
Di fronte a tutto questo, credo, non ci si può limitare a alzare le spalle rassegnati, né a lasciarsi andare a desolanti lamentazioni nei social. Il modello Riace, studiato e ripreso anche all’estero come nostra eccellenza, non deve essere lasciato naufragare, Domenico Lucano non può essere lasciato solo. L’umanità, intesa come capacità di empatizzare con l’altro, di accoglierlo, di cercare e trovare una soluzione di convivenza possibile non è arrestabile, fisicamente e metaforicamente.