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Arrestato il primario del reparto di chirurgia toracica dell’Ospedale Civile di Ragusa

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Il primario del reparto di chirurgia toracica dell'Ospedale Civile di Ragusa, Ignazio Massimo Civello, è stato arrestato con l'accusa di aver spinto in suoi pazienti a scegliere interventi a pagamento in regime di attività libero professionale e di aver emesso false diagnosi eseguendo operazioni d...

Il primario del reparto di chirurgia toracica dell’Ospedale Civile di Ragusa, Ignazio Massimo Civello, è stato arrestato con l’accusa di aver spinto in suoi pazienti a scegliere interventi a pagamento in regime di attività libero professionale e di aver emesso false diagnosi eseguendo operazioni di chirurgia per guarire i pazienti da false patologie. Indagati ma a piedi libero, altri medici della sua equipe. Secondo gli inquirenti Civello avrebbe chiesto soldi ai propri pazienti in cambio di prestazioni a pagamento, raccontando loro menzogne riguardo alla lunghezza delle regolari liste d’attesa. I pazienti, talvolta disperati, preferivano pagare pur di farsi operare dal dottore, che in qualche caso avrebbe persino manipolato le liste d’attesa stesse per dare la precedenza ai pazienti che sceglievano di essere visitati nei suoi studi privati. Ma non è finita qui. Ci sarebbero infatti anche diverse falsificazioni del registro di sala operatoria: secondo quel che raccontano gli investigatori, in più di una occasione si è proceduto ad annotare sul registro il nome di un chirurgo che in quel momento, invece di eseguire l’intervento, si trovava altrove.
Inoltre in alcuni casi Civello avrebbe eseguito i suoi interventi senza aver ottenuto il consenso informato da parte dei pazienti. Nessun scrupolo, di fronte alla possibilità di profitto: talvolta sarebbe addirittura arrivato ad asportare organi sani. Tra tutti i casi sui quali si è indagato, si parla dell’asportazione di un’ovaia sana a una paziente e dell’unico rene funzionante a un’altra – da lì in poi costretta alla dialisi. A un paio di ricoverati sarebbero stati asportati ‘tumori’ inesistenti, mentre un’altra paziente ancora si sarebbe dovuta sottoporre a un’operazione supplementare per la rimozione di una garza che le era rimasta nell’addome. Insomma un macellaio in camice che faceva di una professione, quella del medico, un affare molto molto profiguo, un deliquente di alto borgo che meriterebbe più che qualche anno di carcere nei “lussosi” penitenziari italiani.
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