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Assalto al Pronto Soccorso dell’Umberto I, il no Green Pass urlava “Siete degli schiavi”

Una porta dell'Umberto I danneggiata dai calci dell'energumeno no Green Pass e dai suoi sodali

Assalto al Pronto Soccorso dell’Umberto I, il no Green Pass fermato "filmava tutto con il cellulare, malediceva la sanità e ci urlava che eravamo dei servi”

L’assalto al Pronto Soccorso dell’Umberto Primo ad opera del no Green Pass e dei suoi sodali potrebbe essere condensato tutto nella frase che l’energumeno urlava mentre si provava a curarlo: “Siete degli schiavi”. Il drammatico racconto su Repubblica di alcune infermiere dopo la violenza cieca nell’ospedale romano passa esattamente per quella frase sprezzante che dà la cifra di come la follia abbia ormai preso piede nelle manifestazioni di piazza di domenica a Roma.

Assalto al Pronto Soccorso dell’Umberto I: il racconto di chi c’era e la follia del No Green Pass siciliano

Ecco alcuni frames: “Alle 23.30 un manifestante siciliano sui 50 anni, fermato dalla Polizia, è entrato al pronto soccorso per un controllo. Non aveva il Green Pass non voleva farsi fare tampone. Si rifiutava di dare le sue generalità e di farsi curare”. E ancora: “È stato accompagnato nella sala di isolamento da Covid ha iniziato subito a inveire contro chiunque provasse ad avvicinarsi a lui. Filmava tutto con il cellulare, malediva la sanità e ci urlava che eravamo dei servi, degli schiavi”.

Bottiglietta in faccia ed offese durante l’assalto al Pronto Soccorso dell’Umberto I

Poi l’epilogo violento raccontato da una singola operatrice: “Improvvisamente si è scagliato contro di me cercando di colpirmi con una bottiglietta di acqua che aveva in tasca, mischiata con non so cosa e comunque potenzialmente infetta: mi ha versato il contenuto sul viso, in testa. Ho tentato di allontanarlo, ma porto le lenti a contatto e con l’acqua sul viso mi si è appannata la vista”.

Arrivano i rinforzi, l’epilogo violento dell’assalto al Pronto Soccorso dell’Umberto I

Poi sono arrivati i “rinforzi”, una ventina di persone già davanti al Pronto Soccorso: “Il paziente continuava a rifiutare le cure, fuori c’erano la moglie e una ventina di amici che hanno invaso il corridoio davanti al triage. Hanno preso a calci la porta del triage, ci sono ancora le crepe”. Attenzione alla chiosa: “Il corridoio è rimasto bloccato per tanto tempo: è l’area davanti alla sala rossa per i casi gravi in codice rosso, se fosse arrivato un paziente non avremmo potuto curarlo”.