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Assalto CGIL, domiciliari respinti per Fiore, Castellino e Lubrano: "Rischio reiterazione"

Chiusa inchiesta assalto CGIL

Ai tre principali indagati per l'assalto alla CGIL del 9 ottobre son stati negati gli arresti domiciliari chiesti dai rispettivi legali.

La giudice per le indagini preliminari Annalisa Marzano ha respinto la richiesta di sostituzione della misura cautelare del carcere con gli arresti domiciliari per Giuliano Castellino, Roberto Fiore e Salvatore Lubrano, responsabili secondo l’accusa di numerosi delitti durante l’assalto alla CGIL del 9 ottobre 2021.

Assalto alla CGIL: respinti i domiciliari

I loro avvocati difensori Carlo Taormina, Alessandro D’Aloisi e Nicolo Trisciuoglio avevano chiesto che i tre potessero tornare a casa ed essere sottoposti agli arresti in virtù della “lieve entità dei danni arrecati” alla sede del sindacato, ma il magistrato ha negato questa possibilità a causa del “pericolo concreto, attuale, e particolarmente allarmante di reiterazione di condotte altrettanto offensive“.

Il rischio è dunque quello che Castellino, Fiore e Lubrano si rendano nuovamente autori di gesti del genere. Un altro fattore per cui il domicilio coatto viene ritenuto inidoneo è il suo essere sguarnito degli strumenti di sorveglianza capaci di recidere i contatti degli indagati con l’esterno.

Assalto alla CGIL, respinti i domiciliari: le motivazioni del Gip

La giudice ha inoltre reso noto che la corposa istanza difensiva presentata dagli avvocati difensori non muta il loro quadro indiziario di “autori di delitti estremamente gravi e protagonisti di un’azione di deliberato attacco alle istituzioni“. Nello specifico, al difensore di Castellino che aveva fatto notare l’assenza del suo assistito al momento dell’assalto, la giudice ha spiegato che ciò non intacca le accuse mossegli, cristallizzate in numerosi contributi video raccolti nel corso delle indagini.