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Attentato Barcellona, le rivelazioni del terrorista sulla cellula jihadista

Attentato Barcellona

Domani sarà portato a Madrid Mohamed Houli Chemlal che intanto sta collaborando con gli inquirenti che sono riusciti a mantenere il segreto per 72 ore.

Attentato Barcellona, sono passati quattro giorni eppure la paura regna ancora sovrana in una delle più belle città della Spagna. I tredici morti e i 103 feriti dovuti all’attentato del 17 agosto scorso, sono ancora un ricordo nitido per gli spagnoli così per il mondo intero. Nonostante ciò, si sta provando ad andare avanti e a comprendere come sia stato possibile tutto ciò, cercando di sgominare altre cellule jihadiste, nell’intento di evitare un altro attentato.

Attentato Barcellona, le rivelazioni del terrorista

Nell’inchiesta sulla cellula di Ripoll, per comprende appieno l’esistenza e il ruolo chiave dell’imam Abdel Baki Essati, si è riusciti a sfruttare a dovere la collaborazione di Mohamed Houli Chemlal, 21 enne originario di Melilla. È l’unico sopravvissuto all’esplosione del laboratorio-santa Barbara di Alcanar. Dal momento in cui le sue condizioni sanitarie lo hanno consentito, le sue dichiarazioni sono state raccolte dagli investigatori dei Mossos d’Esquadra, diventando una bussola preziosa.

Solo Mohamed sapeva chi e quanti uomini fossero all’interno di quella casa al momento dell’esplosione, al punto da indirizzare il lavoro della Scientifica tra cumuli di macerie e lamiere di bombole divelte (ne erano state ammassate 120) alla ricerca di ciò che restava di brandelli carbonizzati appartenenti, appunto, a tre corpi diversi. Di cui Mohamed ricorda bene l’identità, tanto da far dire ufficialmente alla Polizia catalana che già ora, nonostante non siano stati ancora completati gli esami del Dna, “almeno due dei tre uomini attualmente ricercati, sono sicuramente ciò che resta dei resti umani trovati ad Alcanar”.

Secondo quanto viene riportato anche dai media spagnoli, la collaborazione di Mohamed Houli Chemlal è stato uno dei segreti meglio custoditi dall’indagine, all punto che, per oltre 36 ore, nonostante figurasse tra gli arrestati, non era stata rivelata neppure la sua identità. Ora quel segreto cade e martedì comparirà a Madrid di fronte ai giudici istruttori antiterrorismo dell’Audienca Nacional assieme agli altri arrestati, perché i suoi verbali di polizia entrino formalmente nel fascicolo dell’indagine sulla strage della Rambla.

Gli attentatori e la loro provenienza

Le indagini condotte dalla polizia spagnola hanno confermato che, buona parte dei dodici uomini della cellula, abbiano raggiunto il Marocco nella seconda metà del luglio scorso, per farvi ritorno nella prima metà di agosto. Quasi tutti sono originari di Mrirt e l’ultimo a rientrare in Spagna è stato Driss Oukabir, il fratello maggiore di Moussa, il 13, con un volo proveniente da Tangeri. Inoltre, è stato anche documentato che Mohamed Hychami, 24 anni, uno degli uomini uccisi nella notte tra giovedì e venerdì a Cambrils sull’Audi A3 fermata a un posto di blocco, l’11 agosto era stato in Francia.

Sei giorni prima della strage, infatti, viene registrato il pagamento con la sua carta di credito del pedaggio dell’auto su cui viaggiava a La Junquera, sull’autostrada che, attraversando il nord della Catalogna, collega Loret de Mar con Perpignan. E quell’auto era l’Audi A3. La stessa, la cui targa, nel marzo scorso, viene fotografata da un rilevatore di eccesso di velocità in una delle arterie a grande scorrimento della regione di Parigi. Anche se, in questo caso non è dato sapere chi fosse al volante. Se Hychami o Mohamed Allaa, che dell’Audi era il proprietario.