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Attenzione ai selfie killer, più micidiali degli squali

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Si potrebbe pensare che squali, coccodrilli, serpenti o vespe siano di gran lunga le maggiori cause di morte accidentale nel mondo, ma, a voler ben vedere, si scopre che non è così. C'è infatti un insospettabile nuovo assassino che miete, in un anno, più vittime di tanto temuti predatori, e che...

Si potrebbe pensare che squali, coccodrilli, serpenti o vespe siano di gran lunga le maggiori cause di morte accidentale nel mondo, ma, a voler ben vedere, si scopre che non è così.

C’è infatti un insospettabile nuovo assassino che miete, in un anno, più vittime di tanto temuti predatori, e che risponde al conosciutissimo nome di selfie.

Secondo il sito Mashable, infatti, dal gennaio di quest’anno, i morti per cause legate alla ormai universale moda dell’auto scatto sarebbero già dodici, mentre, ad esempio, quelle legate all’aggressione di uno squalo si fermerebbero a otto.

La moda può uccidere, se presa nel modo sbagliato e, nel caso del selfie, questo sembra a maggior ragione vero.

L’ultimo a passare a miglior vita nel tentativo di auto ritrarsi in una memorabile posa è stato un turista giapponese di 66 anni, il signor Hideto Ueda, che, nell’atto di scattarsi un selfie in cima al Taj Mahal, ha perso l’equilibrio ed è precipitato lungo una scalinata, battendo la testa. Al suo fianco anche la moglie, coinvolta nella caduta, ma sopravvissuta, seppure con svariate contusioni.

Il quotidiano La Stampa, qualche giorno fa, ricordava, in tema di pericolosità e inopportuna pratica del selfie, come alcuni parchi americani siano dovuti ricorrere al divieto dell’auto scatto per evitare che i turisti corrano rischi eccessivi nel tentativo di ritrarsi al fianco di un orso (Parco del Colorado), o come, a Pamplona, i selfie durante la corsa dei tori siano stati di recente vietati, tale era la loro diffusione e il livello di pericolo cui molte persone erano disposte a esporsi pur di accaparrarsi la foto storica.

Probabile, a questo punto, che i ministeri (e non solo) possano ritenere necessario pubblicare e distribuire vademecum pieni di consigli e avvertimenti circa la pericolosità del selfie, in modo che gli utenti realizzino quali rischi possano nascondersi nella ricerca del luogo perfetto e in quella successiva manciata di secondi che occorre per immortalare un istante, quello in cui posa e viso devono essere perfetti, pronti per la condivisione.