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Atteso ancora il rientro di altri detriti spaziali

detriti spaziali

Dopo la stazione spaziale cinese, i resti di due razzi dovrebbero precipitare nell'atmosfera.

Non solo la stazione spaziale cinese. Nell’ultimo perirodo è stato monitorato il ritorno di altri detriti spaziali. Si aspettava il rientro nell’atmosfera di un frammento del razzo europeo Ariane e di una parte del razzo indiano Pslv. Il primo è stato lanciato il 4 maggio 2007 dalla base di Kourou (Guyana francese) per portare in orbita il satellite delle comunicazioni Astra 1L. Il secondo invece è stato lanciato nel 2012 dalla base di Satish Dhawan per portare in orbita Risat 1, satellite radar per l’osservazione della Terra. Nel caso di Ariane, l’area in cui potrebbe avvenire il rientro attraversa la fascia settentrionale del Sud America e l’Africa centrale. Per Pslv, la zona di rientro è invece ancora troppo vasta per essere circoscritta con precisione.

Detriti spaziali: un pericolo?

Raramente i veicoli spaziali sono stati seguiti con così grande interesse, non solo dagli scienziati ma anche dai media. Intorno al nostro pianeta, come riferisce il sito Astranews, vagano oltre 21mila detriti spaziali: molti potrebbero essere potenzialmente pericolosi se superassero, ancora intatti, l’impatto con l’atmosfera e precipitassero sulla Terra. Il rischio più temuto è quello naturalmente di una caduta senza controllo, che potrebbe causare danni ingenti e gravissimi, soprattutto nelle aree abitate. Non è da sottovalutare comunque l’eventualità che uno di questi detriti possa scontrarsi con satelliti attivi intorno al nostro pianeta. La commissione internazionale Iadc (Inter-Agency Space Debris Cordination Committee) ha il compito di stabilire le procedure da seguire nei casi di emergenza: ad esempio, disintegrare in corpi più piccoli un detrito spaziale entrato intatto nell’atmosfera terrestre, o trasferendo nelle orbite definite ‘cimitero’ le parti con maggiori dimensioni. L’attenzione è alta anche a livello europeo, dato che le istituzioni comunitarie stanno progettando una struttura centralizzata in grado di fornire dati (completi anche di eventuali allerte) alle Protezioni civili dei paesi dell’Unione. Tommaso Sgobba, direttore dell’Iaas (International Association for the Advancement of Space Safety), ha sottolineato che, in futuro, il problema del ritorno della “spazzatura” spaziale “tornerà sempre più frequentemente alla ribalta: se oggi i veicoli spaziali attivi nell’orbita bassa sono almeno 600, nei prossimi dieci anni sono destinati a diventare 20.000. Questo significa che, se attualmente i rientri avvengono una volta al mese, tra dieci anni ne avremo uno al giorno”.

Il caso della stazione spaziale cinese

La stazione spaziale cinese Tiangong-1 è precipitata nell’oceano Pacifico cinque giorni fa, senza fare danni. Il Comando Strategico degli Stati Uniti e l’Ufficio Spaziale cinese hanno comunicato che la sonda, subito l’impatto con l’atmosfera terrestre, si è immediatamente incendiata e distrutta. Nei giorni precedenti la notizia, si era ipotizzato che anche l’Italia (soprattutto il centro-sud) potesse rischiare di ricevere qualche detrito ma ciò non è accaduto.