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Atti intimidatori ai danni di un operaio, arrestato un 25enne complice della ‘ndrangheta

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Atti intimidatori ai danni di un operaio ecuadoriano. Il destino di questo operaio di 45 anni è stato segnato dalla 'ndrangheta.

Atti intimidatori ai danni di un operaio ecuadoriano. Il destino di questo operaio di 45 anni è stato segnato dalla ‘ndrangheta. Il 10 ottobre scorso infatti è stato preso di mira e l’organizzazione mafiosa gliel’ha fatta pagare. L’uomo non riusciva a pagare un debito a interessi usurai allora hanno fatto esplodere una bomba davanti alla porta di un appartamento. La palazzina danneggiata è stata evaquata da tutti e ventisei i residenti. Le forze dell’ordine sono riuscire però a fermare l’artefice dell’esplosione.

Atti intimidatori ad un operaio

Succede a Pioltello, un operaio di origine ecuadoriane viene preso di mira dalla ‘ndrangheta. Il 45 enne non riusciva a pagare il debito con alcuni usurai per cui l’organizzazione mafiosa ha deciso di fargliela pagare. Il metodo utilizzato dai malvivente è stato piazzare una bomba davanti ad una palazzina in cui viveva l’operaio. Questo gesto serviva ad avvisare l’uomo che avrebbe dovuto consegnare i soldi nel breve tempo possibile altrimenti l’avrebba pagata cara. La somma che l’operaio doveva sostenere raggiungeva i 32 mila euro che ahimè non sarebbe mai riuscito a pagare.

Il prestito

Gli investigatori che si sono occupati del caso, dopo alcune indagini, sono arrivati alla conclusione che l’operaio era una vittima di estorsione da parte della ‘ndrangheta. A marzo l’organizzazione mafiosa aveva prestato all’ecuadoriano ventimila euro. Gli interessi schizzarono alle stelle e raggiunsero la somma di trentadue mila euro. L’uomo e la sua famiglia non erano ancora in grado di poter pagare quella cifra ma l’organizzazione li voleva. Così cominciarono gli atti intimidatori ai danni dell’operaio e ad opera di Roberto Manno. L’uomo ha dato un utimatum all’operaio e se non lo avesse rispettato sarebbe successo qualcosa di grave. E così accadde. L’ultimatum scadeva a mezzanotte e la bomba esplose un’ora e mezza dopo l’orario stabilito per la consegna del denaro.

Il pestaggio

Roberto Manno, l’artefice di tutta questa operazione, si è reso anche protagonista di un’altra vicenda. Poco tempo prima dell’esplosione della bomba aveva pestato a sangue un giovane ragazzo di Pioltello. Manno voleva predere la sua auto che sarebbe servita a saldare il debito di droga che il ragazzo aveva con lui. Roberto Manno cominciò a pestare il ragazzo con l’utilizzo di un tubo di ferro. Il ragazzo oltre alla botte ricevute con l’arnese di metallo ha anche ricevuto schiaffi, pugni e calci alla testa. Il pestaggio si è consumato all’interno del parco di Seggiano di Pioltello, in provincia di Milano. Il malvivente non si è nemmeno curato della presenza dei bambini che stavano giocando nel parco. Anzi, il malvivente in un’intercettazione telefonica, esprime tutto il suo vanto nei confronti del gesto che ha commesso. Le sue parole sono “gli ho fatto un livido grande come la mia testa”.

L’arresto

Finalmente il malvivente è stato fermato ed arrestato dalle forze dell’ordine. Il ragazzo di 25 anni è stato individuato e portato in carcere con l’accusa di detenzione di materaiale esplodente, estorsione ed usura aggravati perchè commesse con modalità mafiose. Roberto Manno appartiene infatti ad una nota famiglia della ‘ndrangheta che ormai da anni è radicata sul territorio di Pioltello. Il ragazzo p figlio di Francesco Manno di 56 anni e nipote di Alessandro Manno di anni 53. I due sono detenuti e condannati a 9 e 15 anni.