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Avellino: uomo abbandonato dallo stato vive in auto da tre anni

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Mentre le famiglie italiane festeggiavano al caldo il Natale, un uomo di Avellino imbandiva il suo cenone sul cofano dell'auto che è la sua casa da tempo... Sono sempre di più le storie di povertà che arrivano dalla nostra bella Italia, duramente colpita dalla crisi economica iniziata nel 2008, ...

Mentre le famiglie italiane festeggiavano al caldo il Natale, un uomo di Avellino imbandiva il suo cenone sul cofano dell’auto che è la sua casa da tempo…

Sono sempre di più le storie di povertà che arrivano dalla nostra bella Italia, duramente colpita dalla crisi economica iniziata nel 2008, che non ha lasciato alternative a molti componenti di quello che una volta era il ceto medio, costellato di piccole realtà imprenditoriali, annientate dal crollo degli affari ed abbandonate dal Governo

Colpisce la dignità con cui molti italiani rovinati affrontano le difficoltà quotidiane, chiedendo solo giustizia e possibilità di lavorare, non limitandosi ad accettare gesti caritatevoli e non piangendosi addosso: eclatante il caso del signor Antonio, 60enne ex imprenditore meccanico avellinese, che da ben tre anni è costretto a vivere nella sua auto. L’uomo è disposto a pagare una cifra mensile di 100 Euro per affittare un garage che ripari lui e la sua vettura dal gelo dell’inverno che, fortunatamente, non si è ancora abbattuto sulla zona.

Antonio è solo ed il suo Natale lo ha trascorso allestendo una tavola improvvisata sul cofano della sua Ford Fiesta, che ormai ad Avellino tutti riconoscono: nonostante non avesse familiari ed amici con cui brindare, non ha rinunciato alla tradizione del cenone; non si lascia prendere dalla disperazione e si prende sempre cura con orgoglio della sua persona, grazie alla possibilità di utilizzare un bagno per lavarsi, sbarbarsi e fare il bucato.

L’uomo viene sostenuto dagli abitanti del suo quartiere e da enti benefici locali, ma continua a chiedere a gran voce che le ingiustizie di cui è stato vittima vengano risolte, per poter uscire dalla condizione di indigenza in cui si trova: la sua attività era stata travolta dai debiti e dalla pressione fiscale e, non riuscendo a far fronte a tutti gli oneri che gli venivano imposti, era stato costretto a chiudere e ad abbandonare anche la sua casa. Le sue pendenze non sono state minimamente “perdonate” dallo Stato, da quale lui si sente abbandonato e, per questo motivo, si ritrova a vagare nella sua città con l’ultimo bene che gli è rimasto, ovvero la sua automobile, protestando dignitosamente contro una giustizia cieca e sempre più lontana dai valori che dovrebbe tutelare.