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Avicii era esausto, un video lo dimostra

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Il documentario 'Avicii: true stories' mostra i seri problemi di salute dell'artista, morto a 28 anni.

Avicii, nome d’arte di Tim Bergling, è seduto in macchina insieme a un collaboratore; quest’ultimo gli domanda se sia disponibile a rilasciare un’intervista radio, il cui scopo è rassicurare i fan in merito al ritorno del produttore discografico e dj al lavoro. Bergling aspetta a rispondere e non perché stia riflettendo sulla risposta da dare: è stremato. Non riesce a tenere gli occhi aperti, fatica visibilmente a rimanere ‘presente’. Passano molti secondi prima che l’artista dica “Sì certo”.

L’intera scena è stata riportata da Avicii: true stories, uscito pochi mesi prima della morte del musicista svedese, avvenuta il 20 aprile scorso in Oman. Il documentario (realizzato nell’arco di quattro anni) si concentra sulla sua carriera ma mostra chiaramente il malessere crescente che ha colpito il giovane. Il ritmo dei tour è incessante e il dj confessa di consumare solo cibo da fast food, bevande energetiche e di fumare moltissimo. L’ansia e l’abuso di alcol stanno consumando l’artista, che ne è consapevole. Tim Bergling è cosciente dei suoi problemi; non li nasconde né a se stesso né agli altri. Pur in una situazione complicata, è lucidissimo nell’analizzare tutte le sue difficoltà. Chiede solo comprensione, ma non ne riceve: “Quando ho deciso di fermarmi, mi aspettavo qualcosa di completamente differente. Pensavo di ricevere supporto, considerato quello che stavo passando. Sono sempre stato molto aperto con le persone con cui lavoro, mi conoscono”. Avicii aggiunge che “(…) sapevano che soffrivo tanto per l’ansia e che avevo provato a superarla. Non mi aspettavo che facessero pressioni per continuare a lavorare. Hanno visto quello che mi stava capitando”.

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‘Trovare un equilibrio’

La dipendenza dall’alcol, nata per superare il panico, gli causa una pancreatite; i dolori sono molto forti, ma i collaboratori sono pochi propensi a concedergli una pausa. Il ragazzo è ormai noto a livello mondiale: molti artisti chiedono di lavorare con lui, i suoi pezzi sono conosciuti. Durante un ricovero ospedaliero, gli viene asportata la cistifellea e curata la pancreatite. Bergling lavora anche durante la convalescenza. Quello che prima era un talento, perfezionato dall’impegno costante, sembra essere diventato una prigione. Il musicista ama comunque tanto il suo lavoro perché, prima di essere un mestiere, è una passione, quasi una vocazione. Lo ha precisato lui stesso, nel momento in cui ha annunciato la pausa nel 2016: “Tutti noi raggiungiamo un momento, nella nostra vita e nella nostra carriera lavorativa, dove capiamo cosa è veramente importante. Per me è creare musica. Vivo per questo, sento di essere nato per fare questo. (…) Torno nel posto dove tutto ha un senso, lo studio. E’ l’inizio di un nuovo percorso”. I suoi familiari lo hanno ricordato in una nota diffusa ieri: “Quando ha smesso di andare in tour, voleva trovare un equilibrio nella vita per essere felice e per poter fare ciò che amava di più nella vita, cioè la musica”.