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Avviata sperimentazione del taser in undici città italiane

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Il ministro dell'Interno ha definito il taser come uno strumento di deterrenza non letale, ma vi sono perplessità sul suo utilizzo.

Avviata la sperimentazione del taser, per uso della Polizia, dei Carabinieri e della Guardia di Finanza. La pistola elettrica è utilizzata in 107 paesi, tra cui Australia, Brasile, Canada, Kenya e Nuova Zelanda. Germania, Grecia, Finlandia, Francia, Regno Unito e Repubblica Ceca sono i paesi europei in cui l’uso del taser, per i corpi di polizia, è già in vigore.

Taser in undici città italiane

E’ stato firmato, in data 4 luglio, il decreto che avvia la fase di sperimentazione del taser, la pistola elettrica che sarà data unicamente in dotazione alle Forze dell’Ordine. Inizialmente l’arma, “non letale”- come ha precisato il Ministro dell’Interno, Matteo Salvini-, sarà utilizzata in undici città italiane: Bologna, Brindisi, Caserta, Catania, Firenze, Milano, Napoli, Padova, Palermo, Reggio Emilia e Torino. Il taser sarà fornito a tre corpi in particolare: la Polizia di Stato, l’Arma dei Carabinieri e la Guardia di Finanza. Il Viminale ha puntualizzato che gli agenti seguiranno un particolare corso di formazione. “La fase sperimentale seguirà un disciplinare- spiega l’Ansa- che un apposito gruppo interforze sta mettendo a punto e sulla base del quale saranno formati le donne e gli uomini delle forze dell’ordine coinvolti nella prima fase di utilizzo”.

Le perplessità e il rischio di abuso

“Abbiamo terminato tutto l’iter, iniziato nel 2014, per dotare il nostro personale di taser” ha dichiarato il capo della Polizia, Franco Gabrielli. “Il taser è un’arma di dissuasione non letale- ha precisato il Ministro dell’Interno, Matteo Salvini– e il suo utilizzo è un importante deterrente soprattutto per gli operatori della sicurezza che pattugliano le strade e possono trovarsi in situazione borderline, dove una misura di deterrenza può risultare più efficace e soprattutto può ridurre i rischi per l’incolumità personale degli agenti. Credo che la pistola elettrica sia un valido supporto, come dimostra l’esperienza di molti paesi avanzati, tra cui gli Stati Uniti, il Regno Unito, la Francia e la Svizzera”. Nonostante le parole di entrambi i rappresentanti istituzionali, sono state sollevate perplessità sulla misura. Il Garante dei detenuti ha sottolineato come il mezzo, che non può essere utilizzato in casi in cui non possano essere usate le armi tradizionali, ha effetti che, se non propriamente letali, sono comunque gravi. Tra questi: “il potenziale rischio di abuso, la sofferenza provocata dalla scarica elettrica alla quale è associato, anche un dolore acuto, oltre alla perdita di controllo del sistema muscolare; le ulteriori conseguenze di tipo fisico dal momento che la persona colpita dal taser, cadendo a terra (…), può provocarsi lesioni alla testa o ad altre parti del corpo. Nei casi più gravi, infine, la morte per arresto cardiaco o conseguenze, per esempio, sulla salute del feto nel caso di donne incinte”. Stessi rischi denunciati da Amnesty International, che ha classificato i taser come ‘strumenti di tortura’, sottolineando il rischio di abusi connessi alla pistola elettrica. Per ovviare tali gravi problematiche, il modello utilizzato dalle Forze dell’Ordine italiane avrà caratteristiche particolari, con scariche elettriche brevi e meno forti rispetto a quelle dei taser tradizionali, si legge su La Repubblica.