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Balestrino: il paese fantasma della Liguria

Balestrino

Nel nord-ovest dell'Italia, in Liguria, a pochi chilometri dal Mar Mediterraneo e a circa 60 chilometri dal confine francese, si trova la città fantasma di Balestrino. Molto poco si sa sulle origini e sulla storia generale di questo luogo, ma quella che vi raccontiamo è la strana vicenda di q...

Nel nord-ovest dell’Italia, in Liguria, a pochi chilometri dal Mar Mediterraneo e a circa 60 chilometri dal confine francese, si trova la città fantasma di Balestrino. Molto poco si sa sulle origini e sulla storia generale di questo luogo, ma quella che vi raccontiamo è la strana vicenda di questa piccola città, oggi deserta ma per questo alquanto affascinante.

Ruderi

Le origini di Balestrino risalgono al XI secolo. Durante il Medioevo, la famiglia Bava era feudataria della città. Si trattava di una famiglia aristocratica del Piemonte, responsabile della costruzione dei più antichi castelli di Balestrino. I Bava riunirono le persone per servirli e lavorare per loro in cambio di protezione, come era tipico del sistema feudale del tempo.
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La storia di Balestrino ha dunque origini lontane, i primi insediamenti risalgono al paleolitico. Poi nella valle si insediarono i Romani dopo lunghe battaglie con la popolazione locale.

Il borgo, in antichità, traeva sostentamento dall’agricoltura, che si era sviluppata soprattutto nelle zone più a valle. Le coltivazioni avvenivano sulle classiche terrazze con ulivi, legumi e cereali.
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Quando in epoca feudale i Bava divennero signori del borgo, essi fecero realizzare fortificazioni e torri insieme al castello. Dopo di loro, come è sempre avvenuto in queste zone, i borghi passarono di famiglia in famiglia. Furono apportati miglioramenti alle fortificazioni anche tramite la costruzione del nuovo castello del XIV secolo.

Proprio in questo periodo un’altra famiglia, i Del Carettos, prese potere e costruì il proprio castello. A quel punto fu messa in atto una rivolta e il Signore del feudo fu ucciso nel 1651. Tuttavi, la rivolta fu in definitiva infruttuosa e la famiglia Del Carretto sopravvisse. Realizzò dunque una camera che fungeva da tribunale e per le torture, così da mantenere il controllo sul popolo e vendicarsi dei rivoltosi.

Balestrino tra albe e tramonti

Balestrino fiorì nonostante gli eserciti, le battaglie e le guerre tra locali e feudatari che durarono per molti secoli. Un periodo alquanto difficile si verificò durante l’occupazione della zona dalle forze di Napoleone. Balestrino conobbe infatti eventi drammatici durante l’occupazione napoleonica.

La situazione politica portò gravissime perdite a causa della grande resistenza che gli abitanti opposero alle truppe francesi. Dopo l’occupazione francese, Balestrino venne annessa sotto il dominio del Regno di Sardegna e del Piemonte. Nel 1860, circa cento anni prima del suo abbandono, la città raggiunse il suo massimo splendore sia economico che politico. Fu inoltre incorporata nel Regno d’Italia.
Castello di Balestrino
L’abbandono vero e proprio della città si verificò nel 1953 a seguito di terremoti e di problemi di instabilità idrogeologica nella regione. Molti terremoti colpirono la città, costringendo la popolazione a dover fuggire e ricostruire le proprie case leggermente più a sud, appena sotto la collina del paese originale di Balestrino.
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L’area abbandonata ospita oggi alcuni edifici davvero notevoli, come le chiese del XII secolo di Sant’Andrea e di San Giorgio. Il simbolo della città nonché l’edificio più conservato è il castello bizantino della famiglia Del Carretto.

Balestrino oggi

Tutto oggi è fermo agli anni Cinquanta/Sessanta, anche l’orologio della chiesa. Passeggiando per le strade di Balestrino potrete notare come la natura abbia preso il sopravvento su tutto. Strade, case e costruzioni in generale. Una curiosità: Balestrino è nota anche come “Capricorn Village”. Il nome le è derivato dal film Inkheart – La leggenda di cuore d’inchiostro del quale fu set.

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Oggi si parla anche di eventuali fondi per il recupero del borgo. Ma le notizie sono frammentarie e sporadiche. L’augurio è quello di poter godere ancora di questo splendido borgo italiano nel modo migliore.

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