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Bambini migranti e thailandesi: la lettera del pediatra

La lettera aperta sui bambini migranti

Zanobini sostiene che come umani dovremmo soffrire e preoccuparci allo stesso modo sia per i ragazzi thailandesi che per i piccoli migranti.

Le operazioni di soccorso che hanno permesso il salvataggio dei dodici ragazzi e dell’allenatore intrappolati nella grotta in Thailandia sono avvenute proprio nei giorni in cui la politica e l’opinione pubblica italiana si interrogano sulla necessità di soccorrere i migranti che rischiano la vita nel Mediterraneo. In molti hanno notato che la straordinaria partecipazione, a livello istituzionale e popolare, a quanto accadeva a Tham Luang stride con l’indifferenza sempre più diffusa davanti alle vittime naufragi, tra le quali spesso compaiono anche bambini. Alberto Zanobini, direttore generale dell’ospedale pediatrico Meyer di Firenze, ne ha parlato in una lettera aperta pubblicata su “Repubblica”.

La lettera di Zanobini

Mi chiedo che cosa abbiano di diverso i bambini thailandesi bloccati da giorni nelle grotte rispetto ai piccoli migranti che vagano nei gommoni nel Mediterraneo, in attesa anch’essi di essere salvati”, si domanda Zanobini. Nella lettera, trova una risposta. Tutto sta nella distanza che separa l’Italia da quella grotta nel sud-est asiatico, tanto lontana da un punto di vista geografico da permetterci di poter partecipare alle sue vicende senza paura che queste possano avere delle ripercussioni su di noi. “Forse perché in questo ultimo caso all’uscita del tunnel una casa lontana, che non è la nostra, li accoglierà?”, si chiede il direttore del Meyer. “Madri e padri che in ansia li aspettano li riabbracceranno e dunque non coinvolgeranno da vicino le nostre vite e le nostre case”.

I bambini migranti

Quei dodici ragazzi e il loro giovane allenatore non stanno chiedendo di poter sbarcare sulle nostre coste e vivere nelle nostre città. Tutto ciò che vogliono è tornare nelle loro case, tra le braccia delle loro famiglie. Nessun italiano potrebbe mai pensare che rappresentino un pericolo per la propria incolumità. Diverso è l’atteggiamento davanti a bambini della stessa età, se non più piccoli, lontani non solo dalla propria patria ma, spesso, anche da genitori e familiari. Sono i minori non accompagnati, indifesi sui barconi nelle acque del Mediterraneo, eppure tanto temuti dall’opinione pubblica.

“Non siamo forse padri e madri anche dei piccoli africani in fuga e disperatamente in cerca di accoglienza allo stesso modo dei giovani thailandesi la cui vicenda da giorni ha mobilitato tutto il mondo per il loro salvataggio?”, continua Zanobini.

L’appello ai lettori

Il direttore del Meyer conclude facendo un appello ai lettori. Nessun discorso politico, nessuna richiesta ai ministri che si occupano della questione migratoria. Zanobini chiede a tutti, indistintamente, di ritrovare la propria umanità: “Come umani dovremmo sapere ricercare nel profondo di noi stessi i sentimenti di paternità e maternità per ogni piccola creatura sofferente nel pianeta, anche se questa è più vicina e per questo apparentemente più minacciosa”.