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Beppe Grillo, la risposta di Eva al video: "Il giorno dopo lo stupro io sono andata a scuola"

Eva Dal Canto

Eva Dal Canto, vittima di stupro, ha voluto rispondere a Beppe Grillo, che ha difeso il figlio in un video. Lanciato l'hashtag #ilgiornodopo.

Eva Dal Canto, 29enne di origini toscane che vive a Manchester, ha voluto rispondere a Beppe Grillo. Lei è stata vittima di uno stupro e ha lanciato l’hashtag #ilgiornodopo, facendo capire perfettamente cosa accade il giorno seguente ad una violenza del genere. 

La risposta di Eva a Beppe Grillo

Beppe Grillo ha voluto difendere suo figlio dall’accusa di stupro. Nel suo video ha speso parole poco sensibili anche sulla vittima, sottolineando che ha denunciato 8 giorni dopo. “Perché una persona che viene stuprata la mattina, al pomeriggio va in kite surf e dopo 8 giorni fa la denuncia vi è sembrato strano! Bene vi è sembrato strano, è strano!” sono state le parole di Grillo. Ma chi può sapere cosa accade il giorno dopo uno stupro? Solo una vittima. Per questo Eva Dal Canto ha deciso di parlarne, lanciando l’hashtag #ilgiornodopo. Il giorno seguente ad una violenza sessuale le vittime cercano di dimenticare, si sentono in colpa, si sentono responsabili. Non tutte riescono a denunciare subito dopo, ma questo non significa che il fatto non sia accaduto o che non ci sia un dolore terribile dietro a questa violenza. Beppe Grillo ha voluto sottolineare la tempistica con cui la ragazza che ha accusato suo figlio e tre amici di stupro è andata a denunciare. Eva Dal Canto ha deciso di prendere parola, di condividere la sua esperienza. “Il silenzio non porta più giovamento, se non agli stupratori. (Mentre digito, mi tremano le mani). In un recente sproloquio, Beppe Grillo ha difeso il figlio dalle accuse di stupro dicendo che la vittima l’indomani è andata a fare surf. Come se questo invalidasse magicamente non soltanto le accuse, ma anche la reputazione della ragazza. Troppe persone subiscono stupri e violenze nel segreto delle loro camere, nelle macchine dei compagni di classe e non acquistano consapevolezza di ciò che hanno subito fino a molto tempo dopo. Talvolta, come nel mio caso, dopo anni. Ma il problema è anche che una certa narrazione sembra voler colpevolizzare chi sopravvive, che dopo lo stupro non può voler trovare una distrazione o un piccolo attimo per non pensare al dolore e cercare di andare avanti. Ci volete morte, oppure in lutto perenne. Si parla poco di sopravvivenza, di quanto sia difficile e di quanti sforzi comporti, per questo, voglio che tuttə noi ci facciamo sentire. Lancio l’hashtag #ilgiornodopo perché le/i sopravvissute allo stupro e alle violenze raccontino quanto drammaticamente sia normale e diffuso non aver denunciato immediatamente. O, come nel mio caso, non aver denunciato affatto” ha scritto Eva sul suo profilo Instagram. 

Il giorno dopo può essere il giorno dopo nell’immediato, può essere immediatamente la mattina dopo. Io mi alzo, mi lavo e vado a fare kite surf. O può essere il giorno dopo inteso come un arco temporale più lungo, tanti giorni dopo. Il giorno dopo è il momento in cui comincia la sopravvivenza. Io ho ricevuto moltissimi messaggi da altre sopravvissute che mi hanno ringraziata, perché loro non riuscivano a verbalizzare ciò che ho detto anche io, persone sopravvissute agli abusi dei loro padri, dei loro zii, dei loro fidanzati di persone che conoscevano e che oggi hanno detto finalmente è successo anche a me ti ringrazio per averlo detto” ha dichiarato Eva, come riportato da Fanpage.it, a cui la ragazza ha raccontato la sua storia. La giovane ha spiegato che a 17 anni non era consapevole di aver subito uno stupro e che ha preso questa consapevolezza dopo un percorso psichiatrico. “Io non ho denunciato perché non non pensavo di doverlo fare, non pensavo di essere una vittima, pensavo di essere ugualmente responsabile. Adesso so che non ho più niente di cui vergognarmi e se c’è una cosa che ho imparato utilizzando i social, o confrontandomi con altre persone è che abbiamo tutti un potenziale di dolore che non riusciamo a esprimere, finché qualcun altro non lo esprime per noi” ha spiegato. Moltissime donne hanno partecipato alla sua campagna, utilizzando l’hashtag e raccontando la loro terribile esperienza.